
Bisogna veramente andare indietro nel tempo per trovare le origini del ritratto. I primi esempi di ritratto pervenuti a noi (10.000-9.000 a. C.) manifestano la volontà di ricostruire la persona del defunto, ma sono ritratti pienamente “intenzionali”, perché legati a schemi del tutto generici, nonostante l’aiuto della struttura ossea sottostante. Sicuramente le prime raffigurazioni umane avevano dei risvolti magici e sacrali verso ciò che rappresentavano.
Parliamo dei teschi di Gerico, in cui la lavorazione scultorea è attuata direttamente sul teschio umano, e inoltre tende a raffigurare la persona defunta come era da viva, usando talora conchiglie segmentate al posto degli occhi (per rappresentare le pupille), capigliatura dipinta, e qualche dettaglio maggiormente caratterizzante aggiunto, come i baffi. Questi crani indubbiamente sono una splendida opera d’arte, non essendovi ancora, all’epoca, alcuna altra testimonianza altrettanto “bella” relativa alla raffigurazione umana. È possibile sostenere che queste teste in gesso si collochino alla base delle successive, più grandi sculture del Medio Oriente.
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Si può dire quindi che qui comincia la tradizione del ritratto, che non si è mai interrotta nel tempo e che dura ancora oggi.
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C.C.
Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000