Il ritratto gotico

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Trittico Stefaneschi, Giotto
Il Trittico Stefaneschi, Giotto, 1330, Pinacoteca Vaticana, Vaticano
Continua il percorso a tappe attraverso la storia del ritrattismo.

La fine dell’età classica comporta il declino del ritratto. Nei secoli che vanno dalla dissoluzione dell’impero romano (IV secolo d.C.) all’età comunale (XIV secolo d.C.) questo genere è alquanto raro, e riservato a occasioni e personaggi memorabili. Il ritratto esiste, ma è ritratto tipico, non autentico, rappresenta più che descrive ed esiste solo per alcune categorie come papi e imperatori. Si inscrive entro un certo tipo di rappresentazione celebrativa e commemorativa.

I lineamenti sono semplificati e l’esigenza della riconoscibilità dei soggetti è limitata perlopiù al rango (vescovo, abate, principe, condottiero, …) o all’età. In parallelo con la rarefazione ed astrazione cui va incontro la figura umana, sopraffatta dal destino ultraterreno e messa in crisi dalle ricorrenti ventate di iconoclastia.
Ma sarà solo un parziale declino, dato che comunque la volontà di possedere una effige di sé stessi o di donarla ai propri discendenti per cercare di contrastare la caducità della vita con il permanere della memoria, sarà un desiderio che attraverserà i millenni. E così avvenne.

La cultura gotica e il ritratto gotico

Dal XIII secolo la situazione si inverte e una ripresa d’interesse per l’individuale, che si concretizza in letteratura con la ricomparsa del genere biografico, investe prima la scultura e in seguito la pittura. La cultura gotica, grazie anche al generale miglioramento delle condizioni economiche ed esistenziali in tutta Europa, riscopre il valore della vita terrena, affida all’uomo un ruolo attivo in questo mondo. Riparte con fiducia e impegno verso una responsabilità personale. Un sentimento che trova espressione nel ritorno sulla scena dell’arte di personaggi dotati di una precisa identità. Sono rappresentati viventi, in azione nel proprio tempo e nel proprio spazio. Sul piano della pittura la scoperta del volto umano sarà più lenta, ma connessa alle esperienze condotte nel campo della scultura.

Particolare con Enrico Scrovegni, Giotto, Cappella Scrovegni, 1300 circa

Specie a partire dal XIV secolo, in pittura e, soprattutto, in scultura compaiono committenti ben riconoscibili. Il problema in pittura si pone innanzitutto in termini di stile e muove i suoi primi passi in Italia con Giotto. Il suo nuovo stile si presta perfettamente alla creazione di ritratti riconoscibili, fortemente caratterizzati. Eloquente è il caso delle figure dipinte nella Cappella Scrovegni, tra cui riconosciamo Enrico Scrovegni. Oppure ancora il trittico con raffigurato il cardinale Stefaneschi. Giusto per fare qualche esempio. Si useranno ritratti per celebrare le forme del governo e dei principi etici e politici che ispiravano i comuni italiani. Oppure si userà il ritratto per celebrare l’importanza di alcune cariche particolari, come reggenti, condottieri, podestà. Pensiamo all’affresco raffigurante Guidoriccio da Fogliano, capitano generale di guerra della città e del contado di Siena.
Si avverte comunque di nuovo il senso di una presenza fisica e morale, concreta e tangibile.

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Per una guida introduttiva al genere del ritratto leggete QUI
Per scoprire la storia del ritrattismo segui l’etichetta #ritrattieritrattisti

C.C.

Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000

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