Anthonis Mor ritrattista

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Anthonis Mor ritrattista
Anthonis Mor, ritratto della regina Maria Tudor, 1554, Museo Nacional del Prado, Madrid

Non c’è pittore migliore per concludere questa carrellata di artisti del CinquecentoAnthonis Mor van Dashorst, (Utrecht 1516/20-Anversa 1576/77). Noto anche con il nome di Antonio Moro, per i suoi rapporti intensi con la Spagna, Mor viaggerà da una nazione all’altra interpretando gli influssi più diversi. Da Tiziano a Holbein al manierismo, reinventandoli in maniera geniale alla luce di uno stile nitido e di tempi nuovi, di cui è grande interprete.

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Si specializzerà nel ritratto, realizzando personaggi freddi, composti, distaccati, portatori di una nobiltà idealizzata, estrema, impersonale e a volte disumana.
Fu allievo a Utrecht del celebre Scorel, influenzato dagli artisti manieristici italiani. In seguito si stabilì ad Anversa, dove fu accolto come libero maestro nel 1546. Nel 1550, la reggente dei Paesi Bassi, Maria d’Ungheria, lo inviò in Portogallo per fargli eseguire i ritratti dei membri della casa d’Asburgo. Pare che il suo viaggio lo abbia condotto attraverso l’Italia e a Roma, dove vide i ritratti di Tiziano e di Bronzino.

L’artista soggiornò per un certo periodo a Madrid, dove il contatto con la rigorosa etichetta della corte spagnola fissò definitivamente la sua maniera. Qui l’artista mise a punto una tipologia di ritratto che fu poi apprezzata ed imitata in molte corti europee. Ritratti sobri, senza decorazioni e forniti del minimo necessario, ma tanto più imperiosi ed affascinanti. I modelli di Mor guardano impassibili, attenti a non tradire nulla dei propri sentimenti, nonostante la fissità penetrante dello sguardo abbia qualcosa di avvincente.

Ritratto della regina Maria Tudor

Il ritratto di quest’ultima, eseguito senza alcuna adulazione, ma anche senza intento denigratorio, è un capolavoro di verità e di grande stilizzazione.
Maria Tudor, terribile e sanguinaria nella sua determinata volontà di reintrodurre il Cattolicesimo in Inghilterra dopo la Riforma, implacabile contro i suoi nemici, qui è rigida impettita appena appoggiata allo scranno regale. In mano reca la rosa rossa dei Tudor, ma che richiama, forse, al suo spirito crudele e al sangue che farà versare in nome di un credo religioso. Pronta al comando, lo sguardo tagliente, le labbra serrate. Sfido chiunque a contraddirla!

L’esplorazione del ritratto continua …

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C.C.

Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000

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