
La vita di Sebastiano
Nel 1511 Sebastiano arrivò a Roma, richiesto dal banchiere senese Agostino Chigi per il quale lavorò nella loggia della Villa Farnesina affrescando soggetti presi dalle Metamorfosi di Ovidio.
In seguito fece amicizia con Michelangelo e nel 1516 partendo da una sua composizione, dipinse la famosa Pietà di Viterbo (Museo civico).
Nello stesso periodo cominciò a farsi notare anche come ritrattista e si ritrovò in competizione con Raffaello, quando il cardinale Giulio de’ Medici commissionò due dipinti per Narbonne.
Tra il 1521 e il 1524 completò la Cappella Borgherini per San Pietro in Montorio. Durante il Sacco di Roma del 1527 si rifugiò in Castel Sant’Angelo e poi a Orvieto e a Venezia. Tornò a Roma nel 1529 e due anni dopo divenne il “piombatore” pontificio, cioè guardasigilli, carica che gli valse il suo soprannome.
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Dopo la rottura con Michelangelo nel 1534, la sua carriera proseguì con poche altre opere ed è opinione ampiamente diffusa che, a seguito della nomina della sinecura di custode del piombo della cancelleria papale nel 1531, l’artista trascurasse la pittura. Ma si tratta di una supposizione certamente eccessiva, che ha la sua origine in Vasari.
Sebastiano ritrovò infatti il suo rango di ritrattista e proprio a quest’epoca appartengono il ritratto di Baccio Valori, quelli di Clemente VII, il ritratto del Cardinale Rodolfo Pio e quello del Cardinale Reginald Pole (posteriore al dicembre 1536).
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C.C.
Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000