Giorgio de Chirico e Felice Casorati, riflessioni sul ritrattismo

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Giorgio de Chirico e Felice Casorati
Giorgio de Chirico, ritratto di Apollinaire, 1914, Centre Georges Pompidou, Parigi
Continuano i post di approfondimento sul ritratto e gli artisti che vi si sono cimentati nel corso della storia dell’arte, qui parleremo di Giorgio de Chirico e Felice Casorati. Nel panorama artistico italiano, il recupero dei valori plastici della tradizione classica e rinascimentale è all’origine delle poetiche pittoriche di Giorgio de Chirico (1888-1978) e Felice Casorati (1883-1963).

Conformandosi agli intenti programmatici della pittura metafisica, finalizzata alla costituzione di un universo parallelo alla natura, e governato da leggi a essa estranee, de Chirico realizza una personale interpretazione del ritratto attraverso il meccanismo dell’eternizzazione simbolica del personaggio raffigurato.
L’esempio che vi propongo è un ritratto del 1914 che De Chirico realizzò per celebrare Apollinaire, poeta, scrittore, critico d’arte e drammaturgo francese morto nel 1918.

Ritratto di Apollinaire

Nei dipinti dedicati a Guillaume Apollinaire il recupero della pratica classica di celebrare l’eroe, divinizzandolo, raggiunge risultati particolarmente alti e sorprendenti.
La carica simbolica di Apollinaire è congelata all’interno dello statico biancore del busto in primo piano. La fisionomia del poeta è invece accennata nell’ombra sullo sfondo, il pesce e la conchiglia rappresentano le qualità eterne della poesia, e gli occhiali neri invece il dono di Apollinaire di farsi interprete della complessità poetica del nuovo secolo.

Passiamo invece al secondo artista.
Felice Casorati, appassionato di musica, scopre la pittura solo verso i diciotto anni quando, in seguito ad una malattia è costretto a passare un mese in campagna senza l’adorato pianoforte e suo padre, pittore dilettante, per consolarlo gli regala una grande scatola di colori. Di lui vi mostro un ritratto capolavoro del 1922 raffigurante Silvana Cenni.

Giorgio de Chirico e Felice Casorati
Felice Casorati, ritratto di Silvana Cenni, 1922, collezione privata

Ritratto di Silvana Cenni

Quest’opera è un vero e proprio manifesto a un’arte intenta a riscoprire valori dimenticati dell’antichità classica. Lo vediamo nell’armonia delle forme, nella geometrica partizione degli spazi e anche nelle nitide volumetrie. La maestosa composizione verticale dedicata alla figura di Silvana Cenni, per esempio, ci proietta fin da subito nell’ambito di quel recupero della pulizia e sobrietà compositive della pittura quattrocentesca italiana. Elemento che caratterizzò la poetica di numerosi altri artisti oltre Casorati (è il cosiddetto “Neo-quattrocentismo“).

Qui il riferimento è chiaramente individuabile. La posa ieratica e immota, l’espressione severa del volto e lo sguardo rivolto verso il basso. Tutti elementi che rimandano inconfutabilmente alla figura della Madonna rappresentata da Piero della Francesca nella Sacra Conversazione. Le pieghe pesanti del drappo che nasconde la sedia su cui è accomodata la donna, rendendola simile ad un trono. O quelle rigide della semplicissima veste bianca, ci parlano di una pittura che cerca una limpidezza plastica assoluta, raggiunta grazie ad un sapiente uso di effetti di luce radente, tersa e cristallina, e di geometrie rigorose (da notare anche l’essenzialità incorruttibile della veduta architettonica che si scorge dalla finestra).

Continua l’esplorazione …

Per scoprire la storia del ritrattismo segui l’etichetta #ritrattieritrattisti

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C.C.

Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000

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