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Modigliani ritrattista

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Amedeo Modigliani, Ritratto di Chaim Soutine, 1917
Amedeo Modigliani, Ritratto di Chaim Soutine, 1917
Amedeo Modigliani, Ritratto di Chaim Soutine, 1917
Amedeo Modigliani, Ritratto di Chaim Soutine, 1917, National Gallery of Art, Washington

Nella poetica pittorica di Amedeo Modigliani (1884-1920) il ritratto rappresenta l’unico veicolo d’espressione possibile del furore creativo dell’artista e il vitale strumento di esternazione dell’ansia, profondamente umana, d’intrecciare uno scambio relazionale con altri esseri. Partendo da una profonda fascinazione per l’essenzialità stilistica della tradizione trecentesca senese, per le qualità plastiche della scultura e per la stilizzazione del tratto grafico, Modigliani elabora una concezione assolutamente originale del ritratto. La modernità dei ritratti di Modigliani risulterà ai suoi contemporanei incomprensibile e urtante agli occhi. Il fascino della sua opera risiede in primo luogo nel suo straordinario talento introspettivo, vocazione che gli permetteva di portare a espressione le qualità più intime della persona, trasformando ogni singolo ritratto in una sorta di specchio interiore.

Ritratto di Chaim Soutine

L’opera che vi propongo è il ritratto del pittore bielorusso Chaïm Soutine. Soutine nacque il 13 gennaio del 1893 da una famiglia ebraica a Smiloviči, un piccolo paese poco distante da Minsk. Questo artista ha avuto un’infanzia difficile segnata da diverse esperienze dolorose e dalla povertà della sua numerosa famiglia che fu anche emarginata socialmente proprio perché ebrea. Nel 1909 iniziò a frequentare la scuola d’arte di Minsk, poi a partire dal 1910 cominciò a seguire un corso triennale all’accademia d’arte di Vilnius.

Proprio in questi anni entrò in contatto con i pittori Pinchus Kremegne e Michel Kikoine, insieme ai quali si trasferì a Parigi nel 1913. In Francia conobbe alcuni degli artisti più importanti del tempo, tra cui Marc Chagall, Fernand Léger e Amedeo Modigliani, di cui in particolare divenne grande amico.
A Parigi si fece subito notare anche per le sue stranezze decisamente sopra le righe. Giusto per fare un esempio basti pensare che una volta, interessato a raffigurare degli animali morti, tenne alcune carcasse nel suo studio ma, a seguito del fetore sviluppatosi, i vicini chiamarono la polizia. Soutine cercò di spiegare ai gendarmi come meglio poté l’irrilevanza dell’igiene e della pulizia rispetto all’arte.

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Un giovane artista squattrinato

Come in molte opere di Modigliani, anche in questo ritratto si nota la differenza dello stile raffinato e particolareggiato del volto e delle mani del soggetto, contrapposto ad un tratto più semplice dello sfondo e dell’abito.
Mentre molti dei ritratti di Modigliani però sono stilizzati e impersonali, con gli occhi spesso lasciati bianchi e il volto quasi caricaturale, questo dipinto sembra fare un’eccezione alla regola. Soutine è seduto, capelli e vestiti molto sciatti, le mani poggiate goffamente sulle gambe. Il suo naso si allarga nel viso mentre lo sguardo va oltre le spalle di chi osserva il dipinto.

Gli occhi socchiusi, uno leggermente più alto dell’altro, potrebbero suggerirci la disperazione di Soutine. Un atteggiamento molto comune ai giovani artisti squattrinati nella Parigi d’inizio Novecento. Il ritratto accurato che Modigliani fa di Soutine può anche riflettere il posto speciale che l’artista bielorusso occupava negli affetti del più anziano pittore livornese.

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C.C.

Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000

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