
A partire dall’atmosfera simbolista di fine Ottocento, lo stereotipo dell’artista maledetto si confonde con le vicende creative di molti grandi protagonisti dell’arte moderna.
L’uso di droghe leggere a scopo creativo, l’abuso di alcol e i liberi costumi sessuali, affiancati a una concezione del tutto nuova del dipingere, privano l’artista di quell’aria di rispettabilità sociale che dal rinascimento in poi si era guadagnato faticosamente.
Due figure artistiche esemplari, offuscate dall’aura della loro esistenza leggendaria, sono Modigliani e Soutine. Le condizioni di vita sregolate hanno contribuito al diffondersi della leggenda del Modigliani maledetto, infatti è noto l’altissimo numero di alloggi in cui l’artista si trovò a soggiornare. Come ad esempio piccoli hotel di dubbia reputazione, stanze di amanti occasionali, falansteri di artisti.

Escluso dai circoli fondatori dell’arte moderna, Amedeo intraprenderà in profonda solitudine il drammatico percorso verso la consacrazione artistica. Personaggio inquieto tra genio e sregolatezza, un dandy moderno e un raffinato artefice del proprio destino. Alla figlia Giovanna e agli storici dell’arte toccò il delicato compito di fare chiarezza nella biografia di un uomo mai conosciuto, rimettendo quindi in discussione date e attribuzioni.
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L’artista maledetto
Sono diverse le figure simili a Modigliani, come dimostrano gli eccessi di Francis Bacon, o all’artista dannato per eccellenza, ovvero Caravaggio.
Oggi credo che spesso si cerchi deliberatamente di creare intorno a certi artisti l’alone del dannato, per aumentarne il fascino ed il valore di mercato. Soprattutto nella società in cui viviamo, dove il drogarsi o l’essere avvezzo a costumi trasgressivi spesso premia (basti pensare al successo del prodotto commerciale Kate Moss).
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui