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René Magritte ritrattista

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René Magritte ritrattista
René Magritte ritrattista
René Magritte, la riproduzione vietata

René Magritte (1898-1967) opera una negazione radicale del mito dell’identità personale. L’attenzione nei confronti dei contenuti stranianti della visione porta il pittore a concentrarsi sull’esibizione dei codici comunicativi dell’immagine. Tralascia così ogni riferimento privilegiato al punto di vista dell’individuo sul mondo e alla personalità dell’artista all’interno della dimensione dell’opera.

L’enigmaticità dei suoi dipinti è finalizzata all’esibizione dell’essenza autentica delle cose, attraverso un’utilizzazione straniante del realismo pittorico.
La rigorosa applicazione dei codici illusionistici della tradizione occidentale, all’interno di un contesto fantasmatico capace di sconvolgere l’organizzazione abituale del mondo, ha infatti lo scopo di mettere in discussione gli abituali meccanismi percettivi e conoscitivi dell’uomo e di impedire una lettura banale dell’opera.

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Profondamente convinto della struttura problematica della visione e della paradossalità dei suoi meccanismi, Magritte vuole rendere consapevole lo spettatore dello spaesamento percettivo che si prova nei confronti delle regole dell’esistente e portarlo a contatto con l’inquietante dimensione che si cela sotto la rassicurante apparenza del reale.
Il ritratto che vi propongo di questo artista è un’opera misteriosa e affascinante, raffigurante il poeta Edward James (1907-1984), noto ai contemporanei per la sua eccentricità. Il dipinto si intitola La riproduzione vietata.

La riproduzione vietata

La struttura del dipinto di Magritte, almeno a prima vista, è alquanto semplice, in particolar modo grazie al fatto che il pittore belga non riempie la tela di dettagli che potrebbero deviare la nostra attenzione, dandoci la possibilità di concentrarci a pieno su quello che è centrale all’interno della rappresentazione: l’uomo di fronte allo specchio. Lui se ne sta in piedi immobile, quasi una statua, con i capelli pettinati a puntino, giacca e camicia in perfetto ordine.

L’uomo riflesso nello specchio, allo stesso modo, è vestito e pettinato di tutto punto ma di spalle anch’esso. Con un’osservazione attenta sulla parte in cui per logica ci dovrebbe essere il viso, si può notare una sorta di chiarore, una parte più luminosa proprio in corrispondenza del volto.

L’opera riflessa nello specchio

C’è un altro solo particolare che si riflette ed è un libro. L’opera riflessa nello specchio è un romanzo di Edgar Allan Poe: Le avventure di Gordon Pym il cui protagonista si spinge fino alla fine del mondo e, in un finale senza conclusione, ha una visione del tutto enigmatica e ai confini tra reale e immaginario. Il libro però è riflesso, l’uomo no, cosa che ci sconcerta ancora di più.

È un’opera chiaramente surrealista in cui forse Magritte ci fa pensare che la via di fuga per l’uomo è quella di vietare la riproduzione, di fuoriuscire dalla logica del riflesso speculare, di riuscire ad operare un salto, uno scarto, asimmetrico, fuori campo rispetto al riflesso speculare.
Di evitare il già visto, di allontanarsi dalla ripetizione.
Ma le interpretazioni di questo dipinto sono molte altre e alcune chiamano in causa la psicoanalisi.
Una cosa è certa, anche nei ritratti, Magritte riesce nel suo intento di scardinare ogni nostra certezza.

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C.C.

Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000

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