Roy Lichtenstein e il ritratto pop

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Roy Lichtenstein e il ritratto pop
Roy Lichtenstein, ragazza che piange III

Continua il viaggio attraverso il ritratto e giungiamo così ai tempi contemporanei e a Roy Lichtenstein. In particolare qui vedremo da vicino l’opera di Roy Lichtenstein e il ritratto pop.
Operando una negazione radicale della dimensione soggettiva dell’arte in direzione di un’esplorazione in profondità dei meccanismi produttivi dell’immagine nel sistema consumistico americano, Roy Lichtenstein (1923-1997) giunge alla costruzione del quadro attraverso l’uso diretto di tecniche di produzione industriale, come il retino tipografico e il tratteggio diagonale.

Anche i suoi pseudo-ritratti mostrano l’allineamento dell’immagine artistica ai prodotti della comunicazione di massa. Cartelloni e manifesti pubblicitari, fumetti e cartoni animati, sono i punti di partenza per le opere di Roy. La figura umana perde qualsiasi carattere personale e psicologico per venire uniformata alle maschere fittizie del rotocalco patinato o della serie televisiva. La tecnica dell’ingrandimento di singole parti del corpo o del volto dei personaggi ritratti e della fisionomia degli oggetti corrisponde all’esigenza della massima leggibilità delle immagini della comunicazione pubblicitaria.

Ragazza che piange III

Questo lavoro è l’ultimo di una sequenza d’opere divise in tre parti e completato da Lichtenstein nel 1977. L’artista prende in giro il linguaggio pittorico di Picasso e Dalí reinterpretando il suo stile in chiave surrealista. Lichtenstein deforma i tratti del viso fumettistico tipico dei suoi lavori precedenti come Ragazza che piange del 1963, le cui lacrime sembrano aver fatto da modello per questo frammento di volto. In bilico e in delicato equilibrio, eppure apparentemente stabile, l’ambivalenza formale di questo frammento di viso dà l’impressione di un fantasma. I contorni che oscillano tra il profilo di una giovane ragazza e il volto di una strega.

Continua l’esplorazione …

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C.C.

Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000

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