Tripli ritratti

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Lorenzo Lotto, ritratti di orefice, 1530 circa, Kunsthistorisches Museum, Vienna
Lorenzo Lotto, ritratti di orefice, 1530 circa, Kunsthistorisches Museum, Vienna

Genere poco frequente ma non rarissimo in pittura è rappresentato dai Tripli ritratti che alcuni artisti nel corso della storia dell’arte hanno realizzato. Il triplo ritratto di un orefice dipinto da Lorenzo Lotto nel 1530, tanto per fare un esempio, è uno dei primi del genere. Dal punto di vista storico, si inserisce perfettamente nella diatriba tra scultori e pittori, che volevano dimostrare la propria capacità di raffigurare un personaggio da diversi punti di vista, esattamente come una statua a tutto tondo.

Lorenzo Lotto, ritratti di orefice

La rappresentazione del personaggio da tre punti di vista diversi rende questo ritratto molto insolito nell’ambito dell’opera di Lotto e della ritrattistica rinascimentale italiana in generale. L’identità del personaggio non è nota, né è chiaro il motivo per cui viene presentato in tre diverse prospettive. Secondo una teoria, la scatola posta in primo piano sul bordo inferiore del quadro è un gioco del lotto, popolare nel Cinquecento. Potrebbe essere stato inserito come gioco di parole sul nome del pittore. Quindi il quadro dovrebbe essere visto come un autoritratto? Tuttavia, in seguito si è capito che l’oggetto in primo piano è un astuccio di anelli. Il raffigurato quindi non è il pittore, ma un orafo. È documentato che Lotto aveva un interesse particolare per l’oreficeria e la gioielleria e che contava diversi orafi tra i suoi amici più stretti.

Giorgione, Tiziano e Savoldo

Giorgione, Tiziano e Savoldo prendono parte a questo dibattito, dipingendo figure che si specchiano. Lotto però inserisce una nota nuova, perché pur trattandosi dello stesso personaggio, viene rappresentato con ombre, luci e sfondi diversi, quasi a farci credere che si tratti di tre gemelli e non della stessa persona.

I tripli ritratti nel Seicento avranno più un aspetto pratico, in quanto venivano realizzati per essere mandati come modelli agli scultori di altre città per la realizzazione dei busti ritratto, sostituendo così la presenza diretta dei personaggi. Per questo richiedeva la massima somiglianza, e dunque l’intervento di grandi specialisti.

Continua l’esplorazione …

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Guarda la puntata della web serie dedicata, QUI.

C.C.

Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000

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