
Pittore e frate dominicano, Beato Angelico di fatto fu un artista di grande professionalità, aggiornato sugli sviluppi più avanzati nell’arte del tempo. Nacque in Toscana alla fine del XIV secolo e da giovane studiò come miniatore, acquisendo fin da subito la reputazione di valente artista. I primi documenti che riguardano la sua attività di pittore risalgono al 1417, e nel 1423 era già entrato a far parte dell’ordine domenicano di Fiesole, dove prese il nome di fra’ Giovanni. I suoi primi dipinti sono influenzati dal gotico internazionale, ma ugualmente iniziò a inserire un innovativo carattere prospettico nelle sue architetture.
Durante la maggior parte della sua carriera Beato Angelico rimase a Fiesole, ma i suoi lavori più famosi furono realizzati presso San Marco a Firenze, un monastero divenuto domenicano dal 1436. Con l’aiuto di una squadra d’assistenti, tra cui il suo discepolo Benozzo Gozzoli, vi dipinse circa 50 affreschi che dovevano ispirare la meditazione dei frati. Per Beato Angelico la pittura era un atto di devozione. Sosteneva infatti che per dipingere le cose di Cristo, bisognasse vivere con Cristo. Si racconta che dipingesse spesso inginocchiato e la sua devozione e religiosità sono evidenti in tutte le sue opere. Un’arte che testimonia una vita spesa nella pienezza della vocazione cristiana.
Un uomo religioso attento alle novità
I suoi più grandi capolavori Angelico li realizzerà attorno alla metà degli anni trenta del Quattrocento. Particolarmente importante sarà la sua innovazione nella concezione della pala d’altare, riunendo in un’unica cornice e ambientazione tutti i personaggi, fino ad allora separati in singoli pannelli. Con il crescere della sua fama Beato Angelico ricevette sempre più commissioni per opere d’arte sacra. L’annunciazione fu un tema che realizzò molte volte. In tutti questi dipinti l’artista iniziò a usare la prospettiva e le ambientazioni architettoniche per dare profondità alle scene, ispirandosi a Masaccio.
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Nell’ultimo decennio della sua vita Beato Angelico lavorò anche a Orvieto e a Perugia, e soprattutto a Roma, dove affrescò la cappella privata di papa Nicola V, in Vaticano, con scene della vita di santo Stefano e san Lorenzo. Oltre agli affreschi però continuò a realizzare anche pale d’altare. Beato Angelico morì a Roma nel 1455 e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva, dove una lapide con due epitaffi è tutt’oggi presente. Uomo religioso, ma non fuori dal mondo o disattento alle novità. Seppe unire innovazioni rinascimentali ed estetica gotica, servendosi dell’arte per diffondere la religione cattolica.
Una tomba con due epigrafi
La gloria, lo specchio, l’ornamento dei pittori, Giovanni il Fiorentino è conservato in questo luogo. Religioso, egli fu un fratello del santo ordine di San Domenico, e fu lui stesso un vero servo di Dio. I suoi discepoli piangono la morte di un così grande maestro, perché chi troverà un altro pennello come il suo? La sua patria e il suo ordine piangono la morte di un insigne pittore, che non aveva uguali nella sua arte. Qui giace il venerabile pittore Fra Giovanni dell’Ordine dei Predicatori. Che io non sia lodato perché sembrai un altro Apelle, ma perché detti tutte le mie ricchezze, o Cristo, a te. Per alcuni le opere sopravvivono sulla terra, per altri in cielo. la città di Firenze dette a me, Giovanni, i natali.
Vasari ci parla di fra’ Giovanni come di un uomo semplice e veramente santo, reso popolare con il soprannome “Angelico”. Ma nonostante venisse chiamato “Beato” già nel XV secolo, la sua reale beatificazione fu resa ufficiale dal Vaticano solo nel 1984. Pittore talentuoso e molto prolifico, maestro nelle miniature, mediatore tra il rinascimento e l’arte tardogotica, Beato Angelico influenzò numerosi pittori italiani. Benozzo Gozzoli, Domenico Veneziano, Piero della Francesca e perfino Leonardo da Vinci per l’uso innovativo del paesaggio e della composizione.
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C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui