Paolo Uccello, sperimentatore di prospettive

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Paolo Uccello
Paolo Uccello, San Giorgio libera la principessa dal drago

Non c’è che dire, Paolo Uccello ci appare sicuramente come uno dei più affascinanti pittori del Quattrocento italiano, soprattutto per le sue continue sperimentazioni in campo prospettico. Vasari spiega che il nome Uccello deriva dal suo amore per gli animali, in particolare gli uccelli, e lo descrive come un personaggio considerato un po’ eccentrico. È uno degli artisti che mi sono più cari, fin dai tempi del liceo. Una grave mancanza d’informazioni storico-documentarie ostacola ancora oggi la ricostruzione del percorso formativo del pittore, conclusosi con l’iscrizione alla Compagnia di San Luca nel 1414 e con la successiva immatricolazione nell’arte dei Medici e Speziali di Firenze nel 1415.

Prima di queste date il nome di Paolo Uccello appare nella lista degli aiuti di Lorenzo Ghiberti nei lavori per la Porta nord del Battistero di Firenze, anche se non è noto il suo lavoro di scultore. Si capisce dagli aumenti salariali registrati a suo favore che dovette trattarsi di un impegno duraturo. Non sappiamo quali fossero i compiti di Paolo nel cantiere del maestro e nemmeno quanto questo lavoro incise sulla sua formazione. La rarità dei dati biografici procede di pari passo con l’assenza di elementi utili a ricostruirne la produzione degli esordi. Dal 1425 al 1427 infatti si trovava a Venezia, dove lavorò come mosaicista per la Basilica di San Marco. Ma purtroppo anche qui non abbiamo nessuna opera sopravvissuta, attribuibile con certezza. Nel corso della sua vita lavorò anche a Padova e Urbino.

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Le opere

Il primo dipinto datato giunto fino a noi è un immenso affresco posto nella cattedrale di Firenze, raffigurante una statua equestre di Giovanni Acuto. In quest’opera si coglie bene la particolare attenzione di Paolo Uccello nei confronti della prospettiva, elemento centrale nel suo stile. Altre opere conosciute sono due affreschi in grande scala mal conservati che rappresentano scene dell’Antico Testamento, collocati nel chiostro verde di Santa Maria Novella a Firenze. Senza dimenticarci i tre celebri pannelli raffiguranti la Battaglia di San Romano, oggi separati tra Londra, Parigi e Firenze. Raccontano una vittoria minore fiorentina contro Siena nel 1432 e sono un bel esempio di propaganda rinascimentale.

I fiorentini infatti erano guidati dal condottiero Niccolò da Tolentino, raffigurato su di un cavallo bianco, come fosse l’eroe di un romanzo cavalleresco. Ma in realtà le cose andarono diversamente: il condottiero perse il controllo della battaglia e fu salvato dalle proprie schiere accorse in aiuto. Questo artista fu per molto tempo considerato una curiosità piuttosto che un pittore serio, ma oggi è uno dei più apprezzati del suo tempo, ammirato per il potere e la forza delle forme, la bellezza dei colori e l’immaginazione. Le sue opere spesso presentano un mix di due correnti stilistiche opposte. La tradizione decorativa del gotico internazionale e l’innovazione scientifica introdotta dalla prospettiva nel primo rinascimento.

Paolo Uccello
Paolo Uccello, Battaglia di San Romano, disarcionamento di Bernardino della Ciarda

Una passione per la prospettiva

Giorgio Vasari ci conferma la passione di Paolo Uccello per la prospettiva, presentandocelo come un amabile fanatico che lavorava fino a notte fonda e che quando la moglie lo chiamava a letto, rispondeva: “Che dolce amante questa prospettiva!“. Sicuramente portò il suo entusiasmo ad alti livelli, ma questi effetti sono adeguati ai soggetti trattati e al fascino decorativo dei suoi dipinti che non risultano dei semplici esercizi tecnici. In Caccia notturna, per esempio, non crea solamente una scena da favola romantica, ma anche un divertente senso di velocità attraverso il modo in cui cavalli e cani sfrecciano rapidamente nello spazio.

Paolo Uccello
Paolo Uccello, Caccia notturna

Il nome di Paolo Uccello fu così legato alla prospettiva che spesso gliene venne attribuita l’invenzione. Ma al di là di queste ipotesi possiamo sicuramente dire che l’artista fu tra i primi ad applicarla in maniera così narrativa, dolce e fiabesca.
A dispetto però delle grandi commissioni a Firenze, il pittore non ebbe mai un successo mondano. Sempre Vasari ci racconta che conduceva una vita da eremita. In un documento dell’epoca lo stesso Paolo si descrive come “un vecchio privo di mezzi di sussistenza e incapace di lavorare“.
Questo straordinario artista da riscoprire, divenne forse anche un po’ pazzo per amore della prospettiva e della sua perfezione.

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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