
Di Antonello da Messina, considerato il più importante pittore siciliano, non conosciamo molto della vita e degli spostamenti compiuti nel corso della sua carriera. La prima incognita è la data di nascita che si colloca tra il 1420 e il 1430. Probabilmente più verso il secondo di questi due anni per la presenza di due testimonianze incrociate.
- Quella di Vasari che nelle Vite scrive che Antonello “si morì d’anni 49”.
- Il testamento dell’artista, realizzato il 14 febbraio 1479.
Ad ogni modo nacque a Messina da Giovanni Michele d’Antonio e da Garita, forse diminutivo di Margherita, che si può dire fossero d’estrazione sociale benestante. La sua formazione si svolse tra la Sicilia e Napoli, e a Napoli, probabilmente fu allievo di Colantonio, il maggiore artista in tutta l’Italia meridionale a metà del Quattrocento.

Che Antonello giovane abbia compiuto un viaggio d’istruzione nelle Fiandre lo afferma il Vasari, ma gli studi più recenti lo hanno escluso. Tanto a Napoli quanto in Sicilia i rapporti con la pittura spagnola e con quella fiamminga erano molto intensi. La Sicilia, nella prima metà del XV secolo si rivelò addirittura una provincia culturale della penisola iberica. Quanto a Napoli, la nuova e splendida signoria aragonese ne fece un vivacissimo centro d’arte in cui si potevano ammirare esemplari di Van Eyck o di Petrus Christus, di Baço, di Rexach, arazzi nordici e miniature, dipinti francesi e provenzali.
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E a Napoli Antonello dovette più volte soggiornare tra il 1445 e il 1455. Due documenti del 1457, in uno dei quali il pittore s’impegna a dipingere un gonfalone per la confraternita di San Michele dei Gubini a Reggio Calabria attestano un’autonoma e già consolidata attività del maestro. È difficile stabilire le modalità precise e i tempi dell’incontro di Antonello con il Rinascimento. Sicuramente non è da escludersi qualche viaggio del pittore siciliano a Roma o in qualche città del nord Italia che lo mise in contatto con il primo Rinascimento. Tra il 1475 e il 76 fu molto probabilmente a Venezia dove dipinse, lavorò e introdusse la tecnica della pittura ad olio mostrando agli artisti locali le sue potenzialità. Con l’olio infatti si poterono creare effetti coloristici e atmosferici prima sconosciuti.

Sul finire del 1476, Antonello tornò in Sicilia, e qui svolse gli ultimi tre anni di lavoro. L’Annunciata di Palermo è il documento finale di questa attività e ci fa capire l’evoluzione di un artista, nato estraneo al Rinascimento e che di esso si fece forza viva e portante. Antonello contribuì infatti a diffondere e ad affermare il Rinascimento anche se conservò sempre sua posizione indipendente, espressione di un mix culturale che visto con gli occhi di noi contemporanei si può definire assolutamente europeo.
Proprio per lo stretto contatto con i fiamminghi identifichiamo Antonello come il primo pittore italiano a fare uso della tecnica a olio. Non solo, dai fiamminghi molto probabilmente il pittore siciliano ebbe l’impulso per rivoluzionare il genere del ritratto in Italia. Cominciò infatti a realizzare i ritratti di tre quarti, accantonando l’impostazione di profilo, preferita in quegli anni dalla maggioranza dei pittori italiani (ne ho parlato QUI). Ma se non dovesse bastare, Antonello fece di più. Sempre dai fiamminghi assorbì l’attenzione per la luce, imparando a lavorare quasi come farebbe oggi un moderno fotografo che colloca con attenzione i faretti nel suo set di posa.

In poche parole Antonello fu in grado di raccogliere in sé le due principali novità pittoriche del XVI secolo. La costruzione volumetrica e prospettica degli italiani, con l’abilità di rendere gli effetti atmosferici di luce e colore dei fiamminghi. E tutto questo lo rende un artista straordinario. Ma nonostante ciò il suo è un particolare nella storia dell’arte, perché il suo operato non generò una scuola né in Italia meridionale, né nel resto della penisola.
“.. Antonello da Messina, persona di buono e desto ingegno ed accorto molto, e pratico nel suo mestiere … se n’andò a Vinezia, dove … fece molti quadri a olio, secondo che in Fiandra aveva imparato, che sono sparsi per le case de’ gentiluomini di quella città; i quali per la novità di quel lavoro vi furono stimati assai … [La Pala di San Cassiano] per la novità di quel colorire e per la bellezza delle figure, avendole fatte con buon disegno, fu commendata molto e tenuta in pregio grandissimo.”
Continua l’esplorazione
Gli altri post sull’artista
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Antonello da Messina. Ritratto d’uomo http://amzn.to/2eJHWb8
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C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui