
Oggi vi propongo una pittrice bolognese poco conosciuta: Elisabetta Sirani (Bologna 1638-1665). Fu artista stimata e richiesta dai potenti di Bologna nella seconda metà del ‘600, raggiungendo in pochi anni un successo internazionale. La Sirani fu in grado di produrre nel breve arco della sua vita, stroncata da una morte ancora non chiarita, tantissime opere. Figlia di Giovanni Andrea, pittore allievo di Guido Reni e mercante d’arte, iniziò la sua formazione nella bottega del padre, che però ebbe su di lei un’influenza stilistica quasi irrilevante.
La sua produzione tradusse la lezione paterna, fedele divulgatore della maniera di Guido Reni, nei modi di una personale sensibilità alla materia pittorica. Iniziò a lavorare alle sue prime commissioni, a soli diciassette anni, dipingendo quadri religiosi di piccole dimensioni destinati a una fruizione privata. Elisabetta era una ragazza molto colta, una brava musicista e una pittrice dalla straordinaria padronanza tecnica. Raggiunse una grande popolarità già nel 1658 con il suo primo incarico pubblico di grande importanza. La realizzazione del Battesimo per la chiesa bolognese di San Girolamo alla Certosa.

Una pittrice dalla rapidità sconcertante
La sua rapidità nel realizzare quadri era così sconcertante da far pensare che la pittrice si facesse aiutare. Per allontanare questi dubbi iniziò a dipingere in pubblico, attirando l’attenzione di artisti italiani e stranieri che la venivano ad ammirare. Produsse quasi duecento opere in soli dieci anni di attività, opere che lei stessa catalogò accanto alle singole committenze. Fu anche la fondatrice di una scuola d’arte per ragazze, la prima nel suo genere, in un mondo totalmente sotto il controllo dei maschi.
Elisabetta ebbe un metodo di lavoro inusuale per il tempo. Tratteggiava i soggetti con schizzi veloci che poi rifiniva ad acquarello dimostrando grandi capacità in varie tecniche artistiche. Come altre artiste nella storia dell’arte (pensiamo ad Artemisia Gentileschi) dovette dimostrare più di altri le sue capacità, proprio perché l’ambiente artistico era ritenuto una prerogativa maschile. Come conseguenza era quindi mal vista “l’intrusione” di una donna nel mondo della produzione artistica.
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Ma non si lasciò intimidire. Oltre alle tele, fin da giovane la Sirani realizzò anche apprezzate incisioni all’acquaforte estrapolate generalmente dai suoi quadri. L’ultima fase della sua produzione rivelò l’avvio di una evoluzione, con un nuovo accentuato interesse luministico, forse per influsso dei modi romani portati a Bologna da Cignani.
La morte dell’artista
Morì a soli ventisei anni per sospetto avvelenamento e Lucia Tolomelli, domestica della famiglia, venne indiziata e processata per questo. L’autopsia ordinata dai giudici mostrò però che la vera causa della morte fu un’ulcera perforata, provocata forse dall’eccessivo stress. Ma le capacità forensi del tempo fanno restare un ragionevole dubbio. Fu seppellita con un solenne funerale accanto alla tomba di Guido Reni, nella cappella Guidotti della Basilica di San Domenico a Bologna. Carlo Cesare Malvasia, suo primo scopritore e biografo, la definì “l’angelo vergine” della pittura bolognese.
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui
Ti ringrazio per questa bella proposta, mi ha fatto conoscere una pittrice di vero talento.
Ciao, Stefania