
Pietro di Cristoforo Vannucci, detto “il Perugino” fu uno dei principali esponenti del primo rinascimento e godette di grande successo, anche economico. Fu a capo di due botteghe, una a Firenze e una a Perugia, ma i suoi lavori furono richiesti per un periodo di tempo relativamente breve, ovvero fino a quando la sua fama non fu oscurata da quella di Raffaello. I detrattori del pittore criticarono la sua mancanza di originalità, ma in realtà ciò si doveva alla notevole popolarità dei suoi dipinti. Come molti altri artisti della sua epoca infatti Perugino fu costretto a ripetersi nei personaggi e nei dettagli.
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Perugino nacque in Umbria, si pensa essere stato allievo del Verrocchio e, forse, di Piero della Francesca a Firenze. Il suo stile mostra influenze di entrambi gli artisti per quanto riguarda l’organizzazione spaziale, l’uso della prospettiva e la scelta di colori chiari e puri. Le sue opere si distinguono inoltre per le atmosfere armoniose. Nei suoi dipinti Perugino unisce composizioni simmetriche e perfettamente bilanciate a eleganti personaggi della scena fiorentina e a elementi del paesaggio umbro. Purtroppo, solo pochi dei suoi primi lavori sono arrivati fino a noi.

Perugino e gli affreschi alla Sistina
Nel 1478 Perugino si trasferì a Roma per decorare alcuni affreschi sulle paresti della Cappella Sistina, fra cui La Vergine con bambino e angeli, oggi andato perduto. Molti degli affreschi di questo periodo furono distrutti per fare posto al Giudizio Universale di Michelangelo. Tra Michelangelo e Perugino ci furono non pochi screzi. Michelangelo descrisse pubblicamente il maestro come goffo nell’arte. La conseguente indignazione del Perugino fu tale da spingerlo a sporgere denuncia per diffamazione contro Michelangelo, ma la causa fu alla fine abbandonata. Beffardo quindi appare il destino degli affreschi del Perugino rimossi per far posto all’opera di Michelangelo.

Nel 1500 venne descritto come il migliore pittore d’Italia da Agostino Chigi e infatti a quel tempo la sua carriera era all’apice. Era un grande ritrattista tanto quanto pittore d’affreschi, ma oggi è meglio noto per le sue pale d’altare che sono di solito delicate, pie e sentimentali. Vergine con bambino e santi è un esempio perfetto. Pale come questa decoravano spesso le cappelle di famiglia. La struttura compositiva del dipinto corrisponde alla tipologia in uso in quegli anni, con la Vergine e il bambino in alto e i santi posti ai loro piedi. Le figure graziosamente allungate, il sentimentalismo, i corpi languidi e le teste reclinate sono caratteristiche tipiche del Perugino.
Una delle opere più importanti del Perugino è la Consegna delle Chiavi nella quale si possono notare la maturità dello stile e una composizione bilanciata e simmetrica. Successivamente perugino tornò a Firenze dove accettò molte commissioni per opere religiose, compresa la Visione di San Bernardo per la chiesa dei Maddalena dei Pazzi. Ad ogni modo Perugino lavorò principalmente a Firenze, dove realizzò la pala d’altare Compianto su Cristo morto. Fortemente espressiva, controllata e armoniosa si ritiene che quest’opera ebbe un’influenza diretta sul Trasporto del Cristo morto di Raffaello.
Il pensiero di Ruskin
Nel Perugino […] semplicemente non c’è tenebra, nessun errore. Qualsiasi colore risulta seducente, e tutto lo spazio è luce. Il mondo, l’universo appare divino: ogni tristezza rientra nell’armonia generale; ogni malinconia, nella pace.
J. Ruskin, Ariadne Fiorentina, 1876
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui