
L‘artista che ci porta oggi a parlare di Simbolismo è l’autore di opere cupe con bizzarri ragni dal viso quasi umano, occhi a mongolfiera e scheletri seduti a tavola. Amico di Stéphane Mallarmé e ammiratore di Baudelaire era un borghese ben vestito, fotografato pochi anni prima di morire in abito a tre pezzi, con una bella barba bianca e gemelli al polso, nel suo appartamento in Avenue de Wagram. Si tratta del grande Odilon Redon. Il suo stile di vita restò lo stesso, mentre il suo stile pittorico, passò dal buio alla luce, dai soggetti onirici e surreali ai vasi di fiori, dai toni oscuri all’esplosione di colori.
Bertrand-Jean, detto Odilon Redon, nacque il 20 aprile 1840 a Bordeaux da Bertrand Redon e Marie Guérin. Si può affermare che Redon espresse la corrente culturale che si contrappose in Francia all’Impressionismo, entrando a pieno titolo nel Simbolismo, del quale anticipò lo stile. Prima di trovare realmente sé stesso, Redon soffrì la propria infanzia segnata dall’abbandono e dalla mancanza. Infatti il padre, impegnato in affari, lo affidò a un tutore, fino a quando non compì undici anni.
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La formazione di Odilon
A questo periodo cupo saranno legate le sue fantasticherie e i suoi incubi che trasferì poi nella propria opera. Quando finalmente rientrò nella sua casa di Bordeaux, si reintegrò con disagio in famiglia tra i suoi fratelli e iniziò con fatica a frequentare la scuola. I suoi studi saranno, infatti, irregolari. Nel 1855 seguì le prime lezioni di disegno con il delicato acquerellista Stanislav Gorin, nel 1857 conobbe il botanico Armand Clavaud che lo guidò allo studio della letteratura e delle scienze. Dal pensiero buddista alla filosofia indiana, da Spinoza alle teorie di Lamarck e Darwin. A quindici anni scelse di dedicarsi all’architettura per accontentare il padre. Ben presto però abbandonò i sogni di una carriera come architetto e divenne un bravo scultore, incisore e litografo.

Nel 1863 l’artista bohémien Rodolphe Bresdin, affascinato dal mistero della materia, lo introdusse all’arte dell’incisione. Mentre l’anno dopo Odilon frequentò l’atelier di Gérôme all’Ecole des Beaux-Arts di Parigi, da cui, tormentato dal sentimento della propria inadeguatezza, fuggì per ritornare a casa a Bordeaux. A completare il suo apprendistato sarà l’incontro del 1868 con Corot a Barbizon. Dopo aver combattuto nella guerra franco-prussiana nel 1870-71, si trasferì a Parigi dove si dedicò quasi esclusivamente al carboncino e alla litografia, ritraendo creature e piante decisamente bizzarre, influenzato dalle opere dello scrittore Edgar Allan Poe.
Parigi e il successo da artista
Nella capitale francese iniziò a frequentare il salotto di Madame De Rayssac, a Montparnasse, centro di intellettuali contrari al positivismo e al realismo allora imperante. Il percorso verso la propria auto-consapevolezza e verso la liberazione della propria sensibilità e creatività si sviluppò soprattutto dopo la morte del padre, avvenuta nel 1874. Da quell’anno Redon iniziò a realizzare i suoi “neri” più angosciosi, dove ritornò spesso sul tema del prigioniero. Nello studio dell’incisione e della grafica, scoprì, durante un primo viaggio nel 1878 in Belgio e Olanda, la scuola fiamminga e Rembrandt.

L’anno successivo realizzò Nel sogno, il primo degli undici album di litografie che si seguirono fino al 1899. Nell’opera di Redon si può facilmente vedere una prima fase esclusivamente in nero, che durò un paio di decenni e che incluse album di litografie, che furono, spesso, frutto di una collaborazione con letterati e poeti. Nel frattempo Redon sposò, nel 1880, Camille Faulte, da cui avrebbe avuto un primo figlio, morto nel 1886 pochi mesi dopo la nascita, e un secondo, Arï, nato nel 1889. Durante gli anni Ottanta conobbe diversi artisti, scrittori e letterati come. Huysmans, Mallarmè, Maurice Denis e Gauguin, e, nel 1894, tenne la prima personale da Durand-Ruel, il celebre gallerista degli Impressionisti, in occasione della quale Gauguin lo descrisse come un artista straordinario e incompreso.

La crisi e la rinascita
Presto Redon si avviò verso un processo di ricerca del Sé, passando dal dominio assoluto del nero e dei disegni a carboncino alla pittura a olio, al pastello e alla fioritura di un colore ricco e luminoso. Dal 1900 circa e fino alla sua morte nel 1916 il colore si fece protagonista centrale nell’arte di Redon scacciando il nero. Mantenendo però quell’amore per il sogno, l’ambiguo, il soffuso e l’indefinito che aveva caratterizzato sempre la sua ricerca poetica. All’inizio degli anni Novanta dell’Ottocento infatti Redon ebbe una crisi religiosa, e nel 1894 si ammalò gravemente. Superato questo periodo molto difficile, il carattere dell’artista si fece più solare e ciò ebbe conseguenze anche sul suo lavoro. Iniziò a lavorare a pastello e a olio realizzando animate scene mitologiche e quadri di soggetto floreale.
Nel 1904 Redon realizzò i suoi primi nudi femminili ed espose al Salon d’Automne in una sala in suo onore. Iniziò a ricevere riconoscimenti, apprezzamenti (soprattutto dai giovani pittori nabis) e commissioni pubbliche, come quella nel 1910, per la decorazione della biblioteca dell’Abbazia di Fontfroide. Fiori e farfalle saranno sempre più presenti nei suoi lavori, mentre nel 1913 quaranta delle sue opere saranno inviate all’Armory Show di New York, famosa esposizione d’arte moderna che avrebbe cambiato definitivamente l’arte del XX secolo in America.
Morì il 6 luglio del 1916: fu artista senza stravizi, né assenzio, nessun atelier da pittore e nessun eccesso. Tutto ciò Redon lo canalizzò nella sua arte che divenne espressione di tutti i suoi demoni.
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Questo post fa parte di un percorso attraverso il Simbolismo. Per scoprire i temi, gli autori e le opere di questo movimento affascinante e poco esplorato, segui l’etichetta #simbolismoesimbolisti
C.C.
Fonti: Il Simbolismo, da Moreau a Gauguin a Klimt, a cura di Genevieve Lacambre, Ferrara Arte Editore, Ferrara, 2007