
Cominciò a disegnare già a 18 annui e dopo due anni si iscrisse ai corsi della Scuola di Disegno dell’Art Association finlandese. Fin da giovane Simberg espresse un carattere ribelle che lo portò ad abbandonare gli studi per prendere lezioni Akseli Gallen-Kallela, suo maestro contemporaneo, conosciuto soprattutto per le illustrazioni del Kalevala, il poema epico nazionale finlandese. Rimase nello studio di Gallen per circa tre anni, durante i quali su sua sollecitazione visitò Londra e Parigi nel 1895-96, e venne influenzato da Burne-Jones. Viaggi successivi lo portarono in Italia, Spagna e nel Caucaso.

Simberg manifestò sempre una certa intraprendenza e coraggio che lo portarono a esporre in tutta Europa fin da giovane, spesso insieme a più noti connazionali. Gli incarichi importanti e il successo non tardarono ad arrivare: nel 1904-06 realizzò con Magnus Enckell i monumentali affreschi del Duomo di San Giacomo a Tampere. E proprio durante questa importante committenza probabilmente dipinse L’angelo ferito, suo capolavoro. L’opera, che vedete in cima al post, rappresenta due ragazzi mentre stanno trasportando sulla barella un angelo bendato che nella mano destra porta dei fiori. Il dipinto ha una natura mistica incomprensibile ed è chiaramente frutto della filosofia simbolista: non capiamo se sia un sogno e come mai l’angelo sia bendato e chi siano i due ragazzi. Tutti misteri che hanno reso immortale questo piccolo capolavoro.
Come la vita di molti grandi dell’arte, anche quella di Simberg fu troppo breve: morì infatti nel 1917 ad Ahtari a 44 anni. Nonostante ciò l’artista fu in grado di lasciare un’impronta indelebile nella cultura finlandese, influenzando con il suo stile vari maestri che vissero il suo tempo. Simberg è un pittore a volte macabro, dallo stile unico e inconfondibile che sicuramente ci ricorda Felicien Rops. Ma a differenza del satanico pittore di Namur, in Simberg la religione è quasi sempre presente, un credo profondo con cui a volte convivono demoni intrepidi. È l’artista che ci svela il volto oscuro della vita, colui che senza paura, guarda in faccia la morte.
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C.C.
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