
Oggi vi propongo un percorso che ci aiuterà a capire la commistione di stili e culture, che sul finire del Quattrocento ci fu in Italia e in Europa. Lo facciamo partendo da un grandissimo pittore italiano, Antonello da Messina e da un’opera esemplare, il San Girolamo nello studio, conservato alla National Gallery di Londra. Le prime notizie che abbiamo su questo dipinto risalgono al 1529 quando venne registrato nei documenti di una collezione veneziana come opera di Antonello da Messina o di Jan Van Eyck o di Hans Memling.
È molto probabile che Antonello lo realizzò durante il suo soggiorno a Venezia negli anni 70 del Quattrocento. Ma la storia di questo pittore è piena di viaggi. Ebbe una carriera artistica molto dinamica che lo portò molto probabilmente ad attraversare tutta l’Italia, dalla Sicilia a Venezia, passando per Napoli, Roma e soffermandosi nelle regioni centrali della penisola.
Antonello riuscì ad assorbire tutte le novità che incontrò sul suo percorso lasciando però sempre il segno del suo stile. In particolare le opere di questo artista furono influenzate dalla pittura dei Paesi Bassi e qui lo vediamo bene nella cura dettagliata che usò per rappresentare gli oggetti come l’asciugamano appeso al mobile o nel modo in cui realizzò il paesaggio attraverso la finestra. Molto probabilmente a Napoli, dove l’artista si formò, vide nelle collezioni reali di pittura fiamminga un’opera di Jan van Eyck molto simile a questa e a cui si ispirò.

Il tema del dipinto era molto diffuso nel XV secolo. Protagonista è San Girolamo, uno dei quattro Padri della Chiesa, famoso per la cosiddetta Vulgata e cioè la traduzione che fece della Bibbia dal greco al latino. Lo studiolo del santo, ricavato all’interno di un vasto ambiente goticheggiante, è uno scrigno organizzato alla perfezione, con lo scrittoio, i sedili, ampi scaffali e persino due vasi per erbe aromatiche. Sono molti anche gli animali presenti. In primo piano un pavone, simbolo della chiesa e una coturnice che allude alla verità di Cristo. Vediamo inoltre un leone che si aggira nell’ambiente che fa da sfondo. Il felino, secondo la leggenda, divenne fedele al santo perché questi lo aiutò estraendogli una spina dalla zampa.

Il pavimento è uno straordinario esempio di virtuosismo prospettico con le sue piastrelle geometriche che suggeriscono la profondità dello spazio. E così questa piccola tavola di 45×36 centimetri ci appare come una composizione vastissima inquadrata all’interno di una grande finestra ad arco. Un espediente spesso utilizzato per collegare illusionisticamente il nostro spazio reale con quello costruito nel dipinto. A completare il capolavoro il sorprendente utilizzo della luce che penetra nell’opera da varie fonti rendendo estremamente reale il tutto.
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Gli altri post sull’artista
Antonello da Messina. L’opera completa http://amzn.to/2j8KkgW
Antonello da Messina. Ritratto d’uomo http://amzn.to/2eJHWb8
Antonello da Messina. Rigore ed emozione http://amzn.to/2wcqmD6
C.C.
Fonti: Il museo immaginato, Philippe Daverio, Rizzoli, Milano, 2011
Ciao, Cristian! Questa opera di Antonello da Messina che hai scelto è molto interessante, in particolare per l'uso della prospettiva, è una pittura con una grande profondità! E tutti quelli oggetti intorno sono classici dal flamenco, dicono che lui l´abbia imparato dal suo maestro, il napoletano Colantonio. A me piace molto. Una pubblicazione molto inetersante. Saluti da Argentina.
Come dire di no all'arte? Questo blog mi piace, è diverso dagli altri, è cultura, è esplorazione, è bellezza!!!
Inizio a seguirti con molto piacere!
Buon proseguimento,
Meggy
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