Carl Spitzweg: ironia e finezza

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Carl Spitzweg, il Tartufe
Carl Spitzweg, il Tartufe

Oggi vi propongo un artista estremamente ironico ed intelligente.
Carl Spitzweg (1808-1885) fu un pittore tedesco di stile biedermeier, un movimento artistico e ornamentale sviluppatosi nel periodo storico che intercorre tra il 1815 ed il 1848. Molto in voga tra la borghesia tedesca e austriaca, questo stile viene spesso definito di genere romantico, ma non è proprio corretto. Spitzweg descrisse nei suoi quadri, con finezza e ironia, la vita quotidiana della piccola borghesia tedesca dell’800. La madre, Franziska Schmutzer, era la figlia di un ricco esponente dell’alta borghesia del commercio di Monaco, il padre, Simon Spitzweg, proveniva dal villaggio di Unterpfaffenhofen, presso Fürstenfeldbruck (nell’Alta Baviera), dove la sua famiglia aveva raggiunto il benessere economico: era anch’egli un commerciante, di buona cultura, che a Monaco, anche grazie alla sua attività politica, godeva di stima e reputazione.

Il catalogo di Carl Spitzweg conta oltre 1.500 tra quadri e disegni, frutto di una carriera prolifica. Già nel 1824 aveva iniziato a dipingere a olio. Durante la sua vita Spitzweg vendette circa 400 dipinti: trovò compratori e ammiratori soprattutto tra i borghesi suoi contemporanei anche se la grande popolarità che questo artista conosce oggi, risale a dopo la seconda guerra mondiale. Il tema che trattano le opere che vedete qui è quello dell’intellettuale in un’epoca nella quale in Germania cresceva il ruolo del borghese e decadeva l’immagine dell’intellettuale che divenne oggetto di numerose parodie. Ed è così che nacquero i capolavori di Spitzweg.

Carl Spitzweg, il povero poeta
Carl Spitzweg, il poeta povero

Ma quando possiamo dire che un artista minore riesca a creare un capolavoro? E che cos’è un capolavoro assoluto? Certamente, spesso, un’opera che cambia il percorso della storia dell’arte. Altre volte un’opera importante per i suoi significati e per l’influenza che avrà sul pensiero successivo. In questo caso invece, un’icona che si scolpisce nella nostra mente e non la lascia più. La pittura di Spitzweg è molto probabilmente banale e la sua influenza sulla storia dell’arte quasi irrilevante ma i suoi intellettuali impegnati nello studio o nella contemplazione sono diventati delle vere icone.

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Ecco quindi che prende vita il poeta squattrinato che non esce dal suo letto nella mansarda e si protegge con un ombrello aperto dalle infiltrazioni d’acqua mentre legge un libro, lo scrittore che cerca invano la sua ispirazione fuori dalla finestra, il moralista, il Tartufe ovvero il bigotto, che guarda con attenzione una pianta grassa dal non troppo vago riferimento fallico. Spitzweg rappresentava le persone nel loro caratteristico ambiente borghese: nei suoi quadri di piccolo formato descrisse con umorismo la piccola borghesia dell’epoca Biedermeier. Rappresentò le debolezze umane, ma mai la bassezza o la volgarità, che erano a lui estranee.
Ironia e finezza in Spitzweg sono al potere.

Continua l’esplorazione

➡ Romanticismi – il poeta povero

C.C.

Fonti: Il museo immaginato, Philippe Daverio, Rizzoli, Milano, 2011

1 commento

  1. C'è molta luce in questi dipinti, anche quando il soggetto potrebbe essere triste o piegato dall'angoscia, come il poeta povero che legge nella sua mansarda attorniato da libri e coperto da un ombrello. Mi piacciono davvero tutti!

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