Ad oggi mi sembra di aver trascurato una visione più ampia che riguarda i movimenti artistici. E voglio iniziare quindi a colmare questa lacuna parlando di un movimento che sicuramente riscuoterà grande e generale approvazione: l’impressionismo. A chi non piace? le mostre dedicate a questo movimento e agli artisti che più o meno lo hanno attraversato, fanno quasi sempre il pieno di visitatori! Il movimento artistico dell’impressionismo, sviluppatosi in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, aprì con decisione la strada alla pittura moderna.
La cosiddetta pittura en plein air è alla base dell’impressionismo e fu un’innovazione delle pratiche artistiche derivata forse dal fatto che gli artisti dell’Ottocento scoprirono quanto fosse meglio per la salute dipingere all’aria aperta piuttosto che nell’atmosfera fumosa degli studi! A parte gli scherzi e le divagazioni è più probabile che venga invece da un’importante innovazione tecnologia: il tubetto.
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Già nel XVIII secolo si iniziò a usare pittura preparata per il viaggio che veniva trasportata facilmente in piccole vesciche di maiale. La comprava regolarmente l’artista Simeon Chardin dal suo mercante di colori, comprendendo come lo sforzo di preparare i colori in casa non sempre ne valesse la pena. Ma la rivoluzione vera e propria avvenne negli anni ’50 dell’Ottocento quando gli inglesi e i francesi cominciarono la produzione di tubetti di stagno che assicuravano la conservazione dei colori e la loro durata nel tempo. Gli americani infine brevettarono per primi il tappo avvitabile.

Un mix quindi di motivazioni ideali, tecniche e di innovazioni tecnologiche che avviò alla grande rivoluzione. Il gruppo dei giovani impressionisti, partendo da principi naturalistici e dal realismo di Gustave Courbet andarono decisamente oltre, sostituendo alla resa dettagliata e precisa della realtà un’impressione mobile e palpitante del fenomeno visibile. Colsero le istantanee condizioni di colore, di forma e soprattutto di luce in un mutevole “momento”. Questi artisti si formarono a Parigi nel clima intellettuale del Caffè Guerbois, e furono denominati “impressionisti” da un quadro di Claude Monet presentato durante la prima esposizione del 1874: Impression, soleil levant.
L’incontro di questi giovani pittori, quasi tutti coetanei, avvenne poco dopo il 1860. Claude Monet, Auguste Renoir, Edgar Degas, Frédéric Bazille. Alfred Sisley, Berthe Morisot, il più anziano del gruppo Camille Pissarro e il caposcuola Edouard Manet. Quest’ultimo, avendo già sconvolto le istituzioni pubbliche con opere come Le déjeuner sur l’herbe, sceglierà di tenere sempre una certa autonomia dal gruppo. A questi primi impressionisti molti altri si unirono: James Tissot, John Singer Sargent, Mary Cassat, Martin Johnson Heade e Gustave Caillebotte.

Fu proprio Edouard Manet a iniziare la mutazione del gusto pittorico, quando andò a dipingere le scene della vita mondana, della quale lui fu protagonista non del tutto inconsapevole. Ai giardini della città, durante i concerti, Manet, ragazzo di buona famiglia, andò a fare ciò che i ragazzi di buona famiglia di solito fanno: provocare. E lo fece alla grande con Le déjeuner sur l’herbe, dove non è il nudo a colpire, ma il fatto che la nuda sia così a proprio agio, all’aperto, tra uomini, a tal punto da rivolgersi a chi guarda il quadro, come invitandolo a partecipare.
Il dipinto fu ovviamente rifiutato dal Salon ufficiale, e trovò rifugio al primo Salon de Refuses, che aprì poi la strada ad altre esposizioni. In opposizione alla pittura accademica e ufficiale che veniva fatta conoscere attraverso le esposizioni dei Salons, venne quindi organizzata nel 1874, nello studio del fotografo Nadar, la prima delle otto mostre collettive del gruppo, che si rivelerà un insuccesso, segno della reale rivoluzione cui darà inizio. Per un certo verso sembrerebbe che l’Impressionismo sia nato per narrare il tempo libero, la spensieratezza, lontano dai drammi della vita.

Quindi possiamo dire che alle motivazioni ottiche, tecnologiche e percettive degli impressionisti, si unì una volontà di raffigurazione della realtà semplice e quotidiana. Degli scenari all’interno dei quali si svolge la vita pubblica e mondana della borghesia parigina, come dimostra, ad esempio, proprio il dipinto Moulin de la Galette di Renoir. Fu lo stesso Renoir a raccontare che l’impressionismo nacque il giorno in cui uno di loro scordò a casa il tubetto del nero. Fu quindi obbligato a dipingere solo le trasparenze cromatiche della luce. Ovviamente non fu proprio così, ma è sempre molto bello fantasticare.
Continua l’esplorazione
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui
Adoro l'impressionismo…ho letto con avidità il tuo post,complimenti per il blog!
A presto!
Grazie Michela, in realtà ormai sull'impressionismo si è scritto di tutto e di più, per cui ho cercato di allargare il campo sul momento storico culturale in cui è nato.
Ciao e a presto
Quanto è bello l'impressionismo! 🙂 già a scuola lo studiai con vero interesse.. ma ancora ricordo i capolavori di artisti come Monet che vidi al Museo D'Orsay! Complimenti per il blog.. Un saluto