
Credevo di avervi illustrato più o meno tutti gli artisti che in un qualche modo passarono dal movimento Simbolista e invece mi sbagliavo!!! Così la mia precisione (maniacale) mi porta a parlarvi di questo artista che forse nessuno di voi sicuramente conosce. Josef Vachal è tra le personalità artistiche ceche più originali del ventesimo secolo, per la vastità e varietà delle sue conoscenze e per la pluralità dei modi espressivi. In gran parte autodidatta, era convinto che l’arte potesse salvare la società contemporanea dagli effetti nefasti dell’industrializzazione. Vachal nacque il 23 settembre 1884, figlio di una coppia che non si sposò mai. Fu allevato dai nonni nella città di Písek, nella Boemia meridionale, dove iniziò la scuola di grammatica che però ben presto abbandonò. Dopo un breve apprendistato a Praga presso la Scuola privata di Arti Grafiche di Hervert, Vachal si perfezionò da solo, influenzato, soprattutto, dall’Art Nouveau e dall’espressionismo tedesco.
Inizialmente Vachal praticò la pittura di paesaggio in stile naturalista, ma nel 1903, avendo letto i testi di Helena Petrovna Blavatsky, filosofa, teosofa, saggista occultista e medium, aderì alla Società Teosofica di Praga e cambiò i soggetti dei suoi dipinti. Condivise così con altri artisti e scrittori cechi le ricerche di questa filosofia esoterica che pretendeva di abbracciare le tradizioni di tutte le religioni. Ben presto però si affrancò da ogni influenza e scuola di pensiero e iniziò a riversare le proprie idee in dipinti e in un gran numero di stampe e incisioni su legno, in parte colorate, in cui si fondono le sue angosce personali e gli stilemi simbolisti ed espressionisti.
Josef Vachal, incisore visionario
Dotato di un’immaginazione stravagante, nutrita di occultismo e di spiritismo, espresse al meglio le sue esperienze di visionario nelle sue incisioni di carattere simbolico, come quelle delle Sette giornate e i sette pianeti, libro mistico da lui interamente composto. Espose per la prima volta le sue opere grafiche nel 1912 a Praga, con il gruppo Sursum. La composizione artigianale dei libri fu il suo terreno preferito. L’artista scriveva il testo, incideva le illustrazioni e talvolta anche i caratteri, rilegava i libri. In queste opere, a tiraggio molto limitato, egli diede vita a un mondo mistico e astrologico di visioni ibride, con intermezzi di umorismo nero.
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Disegnò anche mobili e oggetti scolpiti in legno, che contengono allusioni all’occultismo e al gusto popolare del fantastico. Inoltre per tutte le lettrici e lettori, stampò le proprie opere letterarie servendosi di caratteri tipografici che aveva intagliato nel legno. Il più noto di questi scritti è il testo Romanzo cruento, pubblicato nel 1924 in diciassette esemplari, un misto di finzione letteraria e momenti autobiografici. Inventore di un sistema di incisione a colori, realizzato a partire da un’unica lastra, condensò le sue esperienze in una Guida alla xilografia a colori.
Dopo il 1935 si ritirò dalla vita pubblica e abbandonò per qualche tempo l’attività artistica, alla quale fece ritorno in seguito, eseguendo un ciclo di incisioni intitolato l’Altra sponda. A partire dalla seconda guerra mondiale, cominciò a condurre una vita molto ritirata e raramente le sue opere furono esposte pubblicamente. Tuttavia, nonostante questa vita nell’ombra, gli fu conferito un pubblico riconoscimento poco prima della sua morte, nel 1969. È sepolto nel villaggio di Radim, nella Boemia orientale.
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Questo post fa parte di un percorso attraverso il Simbolismo. Per scoprire i temi, gli autori e le opere di questo movimento affascinante e poco esplorato, segui l’etichetta #simbolismoesimbolisti
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui