
Cominciamo la settimana con un tema utopico, quello della città ideale, concetto di insediamento urbano, progettato o solo immaginato, in rari casi messo in pratica, il cui disegno urbanistico riflette criteri di razionalità o d’impostazione scientifica. Il tema della città ideale, si può dire abbia percorso l’intera storia dell’umanità urbanizzata, fin dall’antichità. Ma rimanda con particolare forza al Rinascimento, quando la città, dopo il declino dell’antichità e superato l’interludio feudale e medievale, assunse nuovamente al ruolo centrale di luogo privilegiato di vita dell’uomo. Sia Piero della Francesca che Raffaello realizzarono architetture nei propri dipinti ispirandosi alla città ideale del Quattrocento.
In questo periodo Leon Battista Alberti fece rinascere gli acquedotti romani su incarico di papa Niccolò V, riscoprendo il passato che risorgeva dalla terra e sempre in questi anni papa Pio II, decise di costruire ex novo la città di Pienza. Gli umanisti sognavano l’urbanistica perfetta, ma i pittori la realizzavano molto più in fretta dei capomastri. Spesso questi dipinti sono di incerta attribuzione, chi pensa al Laurana, chi addirittura a Piero della Francesca. Le tavolette dell’agiografia di San Bernardino vengono alcune attribuite al Pinturicchio, altre al Perugino, altre ancora alla sua cerchia o ai suoi allievi.

Ma in realtà non ha importanza, perché quello che conta è vedere i dettagli architettonici di questi dipinti. Le finestre, le porte gli ambienti che ci fanno capire come si costruiva allora. La pittura era un modo per sperimentare nuove forme e soluzioni. Questi sogni dipinti, realizzati quasi tutti nei primi anni ’70 del Quattrocento, ebbero poi un riscontro reale nelle costruzioni del Bramante, del Peruzzi e del Sangallo.
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Le città ideali
Le esperienze di città ideali come progetti d’urbanistica pianificata furono applicate nella realtà in diverse città legate a signorie importanti, per intenderci le potenze economiche dell’epoca. A Pienza nata dalla ristrutturazione del borgo di Corsignano. A Urbino con il suo Palazzo Ducale, la cui grande e complessa concezione monumentale si risolveva, secondo la definizione di Baldassare Castiglione, nella concezione di una “città in forma di palazzo”. Anche a Ferrara con la sua “Addizione Erculea”, progetto di espansione urbanistica della città. Sabbioneta, costruita in base ai principi umanistici della città ideale. Palmanova, città fortezza dei veneziani costruita ex-novo. Terra del Sole-Eliopoli, una città fortificata costruita ex novo da Cosimo I de’ Medici nell’enclave romagnola del Granducato di Toscana.

Continuate ad esplorare
Vi invito ad approfondire il discorso, andando a vedere le immagini di questi magnifici progetti urbanistici realizzati e se vi capita di andarli a visitare di persona. Scoprirete che è stato possibile in passato coniugare funzionalità e sensibilità estetica, cosa che forse oggi non sempre si può dire quando parliamo di architettura moderna.
Questo post fa parte di un’esplorazione attraverso la storia del paesaggio. Per leggere anche gli altri post, segui l’etichetta #ilpaesaggio.
C.C.
Fonti: Il museo immaginato, Philippe Daverio, Rizzoli, Milano, 2011