Siamo in Francia, e siamo nel periodo del lusso sfrenato, il periodo di Versailles, del barocco e del rococò, degli specchi e delle cornici dorate. Quello che vi propongo oggi è un artista poco conosciuto e decisamente fuori dal coro: Antoine Watteau. L’epoca in cui visse fu segnata dalla fine del potere assoluto di Luigi XIV, morto nel 1715. Lui è il primo vero pittore triste della storia del lusso e del godimento. Eppure tutto avrebbe dovuto portarlo al buon umore. Watteau era noto invece per il suo temperamento irritabile e irrequieto e morì prematuramente di tubercolosi nel 1721. Alcuni credono che l’umore malinconico dei suoi quadri fosse dovuto proprio dall’ossessivo pensiero della morte indotto dalla malattia.
Nato a Valencienne, Watteau si trasferì a Parigi nel 1702. Tra il 1705 e il 1708 ricevette i primi insegnamenti nella bottega di Claude Gillot, un pittore di costumi e scene teatrali. Gillot fu molto importante per il giovane Watteau, perché grazie a questa amicizia scoprì la Commedia dell’arte. I personaggi e le scene di questi irriverenti spettacoli teatrali saranno di grande ispirazione all’artista per le sue opere sul tema della cosiddetta festa galante. Si tratta di idilli campestri in cui eleganti personaggi in costume ingannano il tempo con chiacchiere, scherzi e galanterie. Dopo aver lasciato Gilot lavorò per uno o due anni con Claude Audran, che oltre ad essere un importante pittore decorativo era anche il curatore delle raccolte del Palazzo del Lussemburgo. Watteau ebbe quindi accesso ai dipinti di Rubens della collezione di Maria de’ Medici che lo influenzarono molto.
Il pittore delle feste galanti
Ispirati dall’esempio di Rubens sono proprio i dipinti con le feste galanti, caratterizzati dagli splendidi colori. La denominazione di festa galante fu inventata appositamente dall’Academie française, per definire questo nuovo genere realizzato da Watteau. L’artista fu ufficialmente accolto dall’Accademia nel 1717. Per essere accettato all’Accademia presentò la sua opera Imbarco a Citera e vista la difficoltà di inserire il dipinto in una categoria predefinita, ne venne creata una proprio per le opere di Watteau. Da questo momento divenne il pittore di feste galanti. Una categorizzazione che sarà poi anche la causa del suo oblio.

L’artista non si curò di scegliere per le sue opere i materiali migliori e per questo motivo ci sono giunte molto spesso in uno stato di conservazione critico. Ci si può fare comunque un’idea della sua genialità anche dai numerosi e splendidi disegni, molti dei quali sono degli studi tratti dalla vita quotidiana. Watteau li raccolse in grandi volumi rilegati e li usò come fonte d’ispirazione per i suoi dipinti. Un altro aspetto riguarda il fatto che, nonostante il carattere difficile, ebbe comunque molti amici fidati e sostenitori che riconoscevano il suo genio. Non mancarono mai gli ammiratori illustri, tra cui anche colleghi che lo ritrassero.

Rosalba Carriera, la specialista dei ritratti a pastello, lo dipinse con lo sguardo triste del giorno dopo la festa, alla fine della sua vita. Lui all’epoca aveva da poco dipinto il Pierrot, conosciuto anche come Gilles quello che dovrebbe vivere al chiaro di luna, ma che nell’opera di Watteau si trova in una drammatica alba. Nel 1720 aveva anche appena finito quel grande dipinto che rappresenta l’interno del negozio di un mercante d’arte, Gersaint, dove si sta impacchettando il passato, simboleggiato dal ritratto del defunto Re Sole, il tutto in una atmosfera di svagata mondanità.

Un artista al tramonto di un’epoca
Nel 1719 Watteau intraprese un viaggio in Inghilterra per consultare il celebre medico Richard Mead e cercare una cura ma il clima umido del paese peggiorò le cose. Morì a soli trentasette anni. Presto l’artificiosità delle opere di Watteau passò di moda: accusato di inutili frivolezze, l’artista venne rivalutato solo dopo la Rivoluzione francese e in particolar modo nel periodo romantico. Quello di Watteau è un mondo artefatto, ma sotto l’apparente frivolezza si nasconde un sentimento di malinconia che rappresenta la consapevolezza che i piaceri terreni sono destinati a finire prima o poi.
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A voi questo artista da riscoprire, anche grazie agli altri articoli a lui dedicati www.artesplorando.it/tag/antoine-watteau
C.C.
Un artista e non un’artista perché Watteau era un uomo quindi l’articolo è maschile.
Grazie per la segnalazione. In effetti sono a conoscenza delle regole grammaticali di base, ma a volte può scappare un piccolo errore!
Ma perchè diavolo scatta questo meccanismo di volerci vedere della tristezza anche proprio dove non c’é ! Per dimostrare una sensibiltà fuori del comune ? Una capacità di comprensione sopra la media ? Si vuole attirare l’attenzione toccando la corda della melaconia che ci renderebbe “più umani” ? Non si riesce a dipingere certi quadri attraverso un velo di tristezza ! Un artista non può essere così contradittorio da imbrogliare sé stesso ! Credo piuttosto che se non fosse morto prematuramente avrebbe smesso di dipingere frivoli cicisbei e arcadiche scenette, ma si sarebbe accorto di tutta una umanità più reale, come fece nello stesso periodo il Ceruti in Italia.