
Non vi ho parlato spesso della natura morta, ma badate che è un genere pittorico che ci ha messo molto tempo per ottenere una piena autonomia. Certo in passato, nell’arte classica e romana, già venivano rappresentate immagini di ceste di frutta o cornucopie, ma dovremo aspettare il XVII secolo per vedere di nuovo nature morte indipendenti e un artista in particolare contribuirà a fare ciò! Sto parlando di Caravaggio. Qui vedremo da vicino la sua splendida Canestra di frutta.
Caravaggio è il primo che intuisce la natura morta come opera in sé. Canestra di frutta è l’unica natura morta dell’artista che sia giunta sino a noi e costituisce una prova della piena maturità nell’espressione di questo genere. Poche nature morte sono nell’insieme più vive di questa dipinta negli ultimi anni del Cinquecento. Qui la vita viene testimoniata in ogni segno di marcescenza, di morte e di evoluzione organica. Dagli acini dell’uva nera che sono già oltre la maturazione, a quelli bianchi che sono in parte strappati, dalla bacatura della mela e della pera alle foglie ormai secche. Di sicuro una vanitas tra le più efficaci, in grado cioè di cogliere il tempo che passa.
Un grande virtuosismo
Caravaggio si impegna al massimo nel darci l’impressione che la canestra sia vera e che allungando una mano potremmo toccarne i frutti e le foglie. Il virtuosismo è evidente ma non ostentato: il cesto sporge dal sottile piano, collocato dall’inquadratura ribassata all’altezza dell’occhio. In questo dipinto l’artista sceglie un primissimo piano che, anche grazie al fondo chiaro, ampio e uniforme, esalta i profili e sbalza con la luce le superfici dei frutti. Il pittore diede alla natura morta italiana piena autonomia cercando di riprodurre in maniera il più possibile precisa il mondo naturale.
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Il Caravaggio era ancora uno sconosciuto all’epoca di questo dipinto, e ci si chiede ancora se l’acquisto di quest’opera sia stato fatto dal cardinal Federico Borromeo a Roma quando era in visita al cardinal Del Monte, primo acquirente romano del giovane pittore, oppure ancora a Milano. Non che sia di per sé molto importante. Ben più interessante è il fatto che due cardinali al contempo avessero la capacità d’indovinare e apprezzare un’esordiente in procinto di cambiare il corso della storia dell’arte. Diversi sicuramente e più gentili rispetto allo sconsiderato cardinal Scipione Borghese. Un uomo che fece di tutto per avere il meglio dell’arte tutto per sé.
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Questo post fa parte di una serie di piccoli giochi di curiosità dedicati alle nature morte. Leggi altro seguendo l’etichetta #naturemorte(nonmorte)
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Letture consigliate
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C.C.