
Oggi vi parlo della pittura a olio.
Questa tecnica pittorica si fonda principalmente sulla pratica caratteristica dell’olio di potersi impastare con i colori resi in minutissima polvere (pigmenti e coloranti ottenuti dal mondo animale, minerale e vegetale) e di asciugare insieme ad essi a contatto con l’aria, lentamente, senza subire trasformazioni.
L’olio più appropriato per la macinazione e l’impasto con i pigmenti coloranti è l’olio di lino vergine (conosciuto anche come olio crudo) che deve assumere una totale chiarezza e un colore giallo paglierino trasparente. Questo dopo aver subito le doverose lavorazioni riguardanti la chiarificazione, la purificazione e il filtraggio.

Le sue particolari caratteristiche grasse, lo rendono il più adatto per la preparazione dei colori, ai quali dà una giusta consistenza. È provato inoltre che, essiccandosi e indurendosi, è l’olio che dona resistenza al trascorrere del tempo e a tutti gli agenti atmosferici. Insieme all’olio di lino, che è ritenuto il più importante per la tecnica della pittura a olio, sono usati efficacemente anche altri tipi di olio, come quelli di papavero e di noce. La pittura a olio può essere applicata su tutte le superfici. Su tele, tavole di legno o cartoni adeguatamente preparati con un’imprimitura. Ma anche senza alcun tipo di preparazione.
La nascita della tecnica
L’olio contenuto nei colori però viene assorbito in modo differente a seconda delle caratteristiche specifiche dei supporti. Su una superficie di legno non trattata, ad esempio, l’olio contenuto nei colori viene assimilato in modo più marcato che sulla medesima superficie dopo una mano di pittura acrilica. Nella pittura a olio si impiegano svariati additivi per dare più o meno scorrevolezza ai colori. Per accrescerne o ridurne la brillantezza o la capacità di essiccamento. Ma quando nacque questa tecnica? Per molto tempo si è creduto che l’inventore della pittura a olio fosse Jan van Eyck, all’inizio del XV secolo. Ma in realtà le sue origini sono più antiche e oscure. Insomma ancora un mistero.

Sicuramente Van Eyck rivoluzionò la tecnica e la portò a un livello superiore. L’artista riuscì a rendere al meglio la flessibilità del mezzo, del colore denso e ricco. Sfruttò la capacità dell’olio di rendere sia il dettaglio più piccolo, sia il fondersi delicato dei toni. In poco tempo la tecnica si diffuse e nel XVI secolo superò progressivamente la tempera. L’ampia diffusione di questa tecnica pittorica fu possibile soprattutto grazie all’utilizzo della tela, di canapa o di lino, il cui impiego iniziò ad affermarsi attorno alla prima metà Quattrocento nel Nord Europa ad opera dei fiamminghi. In Italia, le prime opere di questo tipo furono realizzate a Venezia solo alcuni decenni dopo, e la tecnica fu positivamente accettato dagli artisti.

Versatilità, semplicità e personalità
Il motivo del successo fu che la “pittura su tela” non soffriva danneggiamenti a breve termine come la “pittura su tavola”, a causa del clima umido della città lagunare e della conseguente costante presenza di salsedine. In più così facendo si potevano realizzare opere di maggiori dimensioni. Giovanni Bellini fu il primo importante artista veneziano che iniziò la sua carriera usando solo la tempera, ma la finì usando esclusivamente l’olio. L’artista combinò anche le due tecniche in maniere intelligente. Tiziano, allievo di Bellini, fu il primo grande artista a esplorare pienamente le grandi qualità materiche della pittura a olio. Questa rivoluzione tecnica fu accompagnata dall’uso sempre più diffuso della tela al posto della tavola di legno. Tiziano nelle sue ultime opere usò spesso delle tele abbastanza grezze, in cui la grana della tessitura si vede bene attraverso le pennellate.
Questa capacità di mostrare il segno personale dell’artista ha costituito un fattore importante nel percorso verso una piena padronanza della pittura a olio. Essa può passare dalla levigatezza della porcellana all’impasto più violento. Inoltre la migliore versatilità della tecnica a olio e la semplicità nei processi di lavorazione della materia, ha aiutato la diffusione della pittura in generale. L’artista non ha più avuto bisogno di portarsi dietro l’intera bottega d’arte per dipingere, dal vivo, un paesaggio. E con l’ideazione del tubetto nell’Ottocento è giunta anche la pittura en plein air e la rivoluzione impressionista. Nel XX secolo l’acrilico ha conquistato pari importanza.
C.C.