L’acquerello, equilibrio tra leggerezza ed immediatezza

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acquerello

Leggero, veloce, trasparente e luminoso, l’acquerello con pochi tocchi sa farci immaginare e sognare. L’acquerello è una tecnica pittorica che usa sostanze idrosolubili stemperate in acqua con aggiunta di sostanze agglutinanti come la gomma arabica che servono a fare aderire il colore al supporto. I pigmenti devono essere stabili alla luce, come terre e ocre, cobalti e oltremare. I supporti più frequenti sono carta, pergamena, avorio, alabastro, che, grazie alla loro colorazione, potenziano le trasparenze e i chiari.

L’acquerello è una tecnica pittorica che per molto tempo fu sospesa nel limbo di una collocazione non ben chiara. Per secoli non venne nemmeno inserita tra le tecniche considerate idonee alla produzione di manufatti artistici importanti, essendo ritenuta superflua all’esercizio dell’arte. Citando da Cennino Cennini, noto per il suo trattato di pittura.

Se vuoi, poi che hai collo stile disegnato, chiarire meglio il disegno … pòi aombrare le pieghe d’acquerelle d’inchiostro. Cioè acqua quanto un guscio di noce tenessi, dentro due gocce d’inchiostro …

Cennino Cennini

Il termine acquerello indicò in origine e per molto tempo un procedimento di ombreggiatura per schizzi e disegni.

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Albrecht Durer, Castello di Segonzano, 1494

L’acquerello nel corso della storia

Nel corso del XV secolo per arrivare fino al XIX secolo l’acquerello venne utilizzato principalmente per colorare una specifica categoria di disegni, e di stampe, con una precisa destinazione funzionale, da “illustrazione d’arte” di argomenti scientifici. Prontuari di botanica, di ornitologia, e di altre classificazioni nei diversi rami delle scienze naturali, fino alle specie più rare e più esotiche. Le stampe acquerellate divennero le preferite dai cultori, e dagli specialisti, esigenti e raffinatissimi, dei cabinets de curiosités.

Accanto a questo utilizzo sta anche l’acquerellatura del disegno, o del progetto, architettonici. L’acquerello cominciò però il suo percorso verso libertà dal 1500, quando alcuni artisti lo usarono per realizzare studi sulla natura e sui i paesaggi (Albrecht Dürer), studi di animali (Pisanello), studi di guerrieri (Pinturicchio), scene sacre o profane (Rubens, Salvator Rosa). Oltre che le già citate riproduzioni botaniche e scientifiche. Era sicuramente una tecnica molto rapida e facile da eseguire dato che poteva essere utilizzata all’aria aperta.

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Ulisse Aldrovandi, campioni naturalistici

Per tutto il XV secolo, l’uso dell’acquerello venne riservato a opere di grande qualità, ma di dimensioni ridotte, tanto che spesso sono solo elaborati di opere maggiori. La storia dell’acquerello quindi, fino al XVI secolo, è principalmente connessa alla storia del disegno più che alla storia della pittura. Solo nel Seicento in Olanda e poi nel XVIII secolo, grazie all’avvicinamento verso questa tecnica di grandi pittori francesi e inglesi e nella seconda metà del secolo grazie alla sua diffusione in tutta l’Europa e negli Stati Uniti, l’acquerello si elevò a espressione artistica preferita da molti pittori.

Tra gli artisti inglesi, i capiscuola furono William Taverner (1703-1772), legato al classicismo poussiniano, Paul Sandby (1725-1809), con il suo stile intimo e arcadico, John Robert Cozens (1752-1797), attratto dai paesaggi italiani, William Turner (1775-1851), innovatore nel gusto, nelle luci accecanti e irreali. Nello stesso periodo, in Francia, l’acquerello raggiunse molto successo presso i vignettisti come Jean-Gabriel Moreau (1741-1814) e ben presto si diffuse la moda di recarsi a Roma, centro dell’arte e della cultura per eseguire acquerelli dal vero. È così che Charles-Joseph Natoire (1710-1777) e Hubert Robert (1733-1808) furono calamitati dai monumenti classici, mentre Jean-Louis Desprez (1743-1804), dipinse i monumenti pompeiani.

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Giuseppe de Nittis, signora con binocolo

Tra gli estimatori di questa tecnica spiccarono anche Cézanne, Gauguin, Manet, Degas tra i francofoni e Paul Klee e Eduard Hildebrandt fra i germanici. Negli Stati Uniti, intorno al XIX secolo, nacquero in diverse località, società di acquerellisti, con lo scopo di organizzare mostre, da cui emersero artisti come George Hart (1868-1933), con i suoi soggetti messicani e Lyonel Feininger (1871-1956), con i suoi acquerelli marinari.

In Italia, nonostante il lungo soggiorno dei pittori stranieri, la tecnica decollò solo dalla metà dell’Ottocento, in particolar modo a Milano e a Napoli. Tra i migliori esponenti di questa tecnica pittorica ricordiamo. Giuseppe De Nittis (1864-1884), con il suo stile effervescente ed elegante, Sebastiano De Albertis (1828-1897), con le sue immagini di guerra e cavalli.
L’acquerello è una delle tecniche più praticate anche oggi, sia a livello scolastico, sia a livello di creazioni artistiche, magari associato ad altri materiali.

Una tecnica molto versatile

Ma questa tecnica non è solo usata nella creazione artistica. Grazie alla loro reversibilità e solubilità in acqua o medium acquosi, gli acquerelli sono inoltre impiegati nelle fasi di reintegrazione pittorica, nelle fasi di restauro di pitture murali, dipinti su tela e tavola, carta e pergamena. Viene in questo modo restituita l’integrità delle opere andando a colmare le lacune con interventi a tono o sottotono, sempre distinguibili dalle parti originali.

È una tecnica che io stesso ho praticato molto, a partire dall’istituto d’arte, durante le lezioni di disegno dal vero. Per cui posso dire di esserci in un certo modo affezionato. E voi? avete mai acquerellato?

C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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