Lo spunto per questo post me l’ha suggerito Grazia del blog “Senza dedica”. Il tutto è partito dalla condivisione di un video che ho fatto sulla pagina facebook e da uno scambio di commenti con Grazia. Il video in questione è tratto dalla puntata del primo maggio di Sevizio Pubblico e parla degli Uffizi (lo trovate qui). La puntata del programma di Santoro in realtà univa temi riguardanti la crisi economica e vie di ripresa per l’Italia, passando dal suo patrimonio artistico, dalla valorizzazione, potenziamento e miglioramento che si potrebbe fare del sistema museale italiano, creando posti di lavoro e ricchezza.
E ancora una volta questo grande museo è al centro di molte polemiche, molto probabilmente essendo Il Museo per eccellenza. Ma vorrei affrontare l’argomento con lucidità e obiettività. Il breve servizio, usando toni scandalistici e provocatori (che spesso contraddistinguono il giornalismo di Servizio Pubblico), ha mostrato come il limite di visitatori imposto agli Uffizi dalla sicurezza, sia costantemente violato. Cosa che molto probabilmente è la conseguenza dell’aver consegnato la bigliettazione ad un concessionario for profit che ha tutto l’interesse a far entrare più gente possibile. In più, da restauratore-conservatore, non posso tollerare che nel più famoso museo italiano, si affidi la climatizzazione degli ambienti a “pinguini” e ventilatori vecchi di vent’anni e assolutamente inefficienti!
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Esattamente come non è possibile travasare il contenuto di una damigiana in un fiasco. Il museo parigino è grande 12 volte quello di Firenze. Sempre stando ai numeri, 2 milioni moltiplicato 12 farebbe 24 milioni di visitatori, quindi altro che Louvre.
Se si vuole cambiare il disastroso stato del patrimonio culturale italiano, il primo passo è affrontare la realtà dei fatti. E forse la realtà e il buon senso ci dovrebbe far pensare ad una strada alternativa per il nostro paese e per i nostri musei. Che non sono paragonabili alla Francia e al Louvre.
Il museo diffuso
Voi cosa ne pensate? è aperto il dibattito!
C.C.