La cartapesta, piccola guida per capire cos’è

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La cartapesta è una tecnica artistica d’origine antichissima.
Già nel IV secolo a.C., i greci si servirono della fibra di lino per creare, insieme allo stucco e al colore, le maschere comiche della Commedia fliacica e le maschere dà usare nei boschi sacri. È però merito dei cinesi, l’invenzione del composto per produrre la carta. Ed è loro anche l’intuizione di utilizzarlo, dopo averlo unito con altri materiali, per la produzione di oggetti utili alla casa come scodelle, cofanetti e in seguito, per creare opere d’arte. La cartapesta si ricava principalmente con due procedimenti.
  1. utilizzando un conglomerato a base di pasta di carta.
  2. incollando fogli di carta uno sull’altro, con metodi che si sono evoluti nel tempo.

Nei due procedimenti, da sempre, si utilizza moltissimo materiale cartaceo di recupero ed è per questo che è un’opportunità per il riciclo della carta. Gli oggetti che si conoscono, appartenenti a epoche e ad aree geografiche diverse, consentono di apprezzare la qualità della cartapesta. Ed è soprattutto la sua duttilità materica che affascinò, nel corso della storia, personalità del mondo dell’arte, dell’artigianato e dell’industria. La letteratura d’arte del passato la ritenne “materia vile”, perché ottenuta dalla frantumazione di stracci e per questo non venne considerata tra le materie proprie della scultura. Le cronache d’arte infatti raramente ci narrano gli avvenimenti e le vicende dei cartapestai.

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Luca della Robbia, Madonna col bambino

Le fonti storiche e le prime opere

Vasari, nelle Vite, fornisce notizie interessanti, quando descrive le sperimentazioni di alcuni artisti, eseguite con materiali poveri, simili alla tecnica della carta pesta. Termine da lui usato nella vita di Domenico BeccafumiDalle descrizioni vasariane capiamo che la cartapesta, in Italia, prese avvio a Siena dopo le esperienze di Jacopo della Quercia. Esattamente quando, sul finire del secolo XIV, l’artista costruì il monumento funebre del capitano di ventura Giovanni d’Azzo Ubaldini, su ordine del Comune senese. L’artista, incalzato dalla necessità di eseguire in poco tempo la scultura commemorativa, modellò, su uno scheletro di legno, un composto di terra e scarti della lavorazione delle stoffe. Questa novità tecnica di Jacopo, consentì di ottenere risultati sorprendenti e anticipò il conglomerato di carta pesta.

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Lorenzo Ghiberti, Madonna col bambino

Le opere superstiti di cornici, di fregi architettonici in area senese, tra i secoli XV e XVI e le notizie riguardanti gli apparati di festa confermano l’origine di una tecnica povera, nata a Siena, nel Rinascimento. La cartapesta, eseguita con fogli di carta incollati e sovrapposti, è nello stesso tempo utilizzata da Donatello a Firenze che la diffonde nel Veneto. Si espande poi in Umbria e nelle Marche e infine nel resto dell’Italia.

Una tecnica per apparati effimeri

L’esperienza di Beccafumi favorì, sia le applicazioni della cartapesta per gli apparati effimeri di Gian Lorenzo Bernini, di Alessandro Algardi e di altri artisti del periodo barocco e sia le realizzazioni delle scenografie teatrali e degli addobbi nelle chiese. Non si sa quanto siano debitori a Jacopo Della Quercia artisti come Donatello, Antonio Rossellino e Benedetto da Maiano, quando utilizzarono la cartapesta per la produzione di copie da loro prototipi in materiali ritenuti nobili. Ma è Jacopo Sansovino che raggiunse risultati d’altissimo valore.

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La cartapesta, all’epoca di Sansovino ebbe una grande considerazione tra gli aristocratici e tra il ceto emergente borghese. In effetti fu utilizzata indistintamente, nelle versioni, sia con i fogli incollati e sovrapposti e sia con il pesto di carta. Gli artisti fecero uso della cartapesta anche per le opere devozionali per soddisfare i bisogni degli umili. Quasi tutti gli artisti citati e altri, in epoche successive, produssero sculture e bassorilievi di cartapesta. Lo fecero sia per il culto pubblico nelle chiese che per quello privato nelle case. Alcune di queste opere, che hanno avuto la fortuna di salvarsi, sebbene siano collocate nei musei, sono poco conosciute al pubblico. 

Tra Settecento e Ottocento

La cartapesta del Settecento e dell’Ottocento primeggiò tra le varie forme d’arte applicata e questo fu il suo periodo più rigoglioso. Rivaleggiò con le cineserie e adeguò la moda orientale alla cultura dell’Occidente. Per la duttilità materica e le infinite possibilità d’applicazione, fu definita “la tecnica universale”. Si produssero suppellettili, bambole, cavalli a dondolo e qualsiasi altro giocattolo. Ma è nelle opere di grande impegno esecutivo che la materia cartacea fu impiegata con successo. Come ad esempio nei soffitti, nelle decorazioni, nelle scenografie teatrali e negli apparati effimeri.

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Jacopo Sansovino, Madonna col Bambino, circa 1550; cartapesta

La carta pesta nel Novecento

Nell’Europa dell’Ottocento la cartapesta venne impiegata per realizzare mobili, tazzine da caffè, bottoni. Decorazioni architettoniche, giocattoli, casse d’orologi, separé, divisori di cabine di navi e tramezzi d’appartamenti. Nel Novecento, fino al secondo dopoguerra, si fece un largo uso di questa tecnica per l’artigianato, per l’industria. E pure per diversi allestimenti cinematografici e teatrali. Alcuni elementi scenici per la televisione dei primi anni si realizzarono in cartapesta, che fu considerata la materia ideale per gli allestimenti spettacolari.

In seguito, l’introduzione dei nuovi materiali plastici nella produzione seriale dei giocattoli, negli allestimenti scenici e nelle realizzazioni di varie suppellettili, avviò il lento ma inarrestabile declino della cartapesta. Essa anche dove un tempo era fiorente scomparve quasi del tutto e solo in pochi centri rimase pratica diffusa. In questi centri la cartapesta si pratica, ancora oggi ad esempio per costruire i Ceri delle festività religiose. Per allestire i Carri allegorici dei Carnevali e per realizzare le Statue devozionali delle chiese.

Una tecnica antica

Una tecnica antica che continua a essere tramandata e che spesso può rivelarsi molto utile in laboratori didattici per avvicinare all’arte grandi e piccini.

C.C.

Fonti: Storia dell’arte della cartapesta, Ezio Flammia, Arduino Sacco editore, Roma, 2011

3 Commenti

  1. Che post interessante, non avevo mai riflettuto sul fatto che un materiale così "umile" come la cartapesta potesse avere una storia così antica e ricca di nomi importanti. Grazie mille per aver allargato i miei orizzonti! 🙂

  2. Una tecnica quasi sconosciuta che anticipa la cartapesta è la scultura con la stoffa. Approfitto per comunicarvi che è in stampa presso la casa editrice “Dino Audino” un mio manuale sulla maschera di stoffa con la prefazione di Luciano Mariti (storico del teatro)-
    Questo manuale, dopo aver esposto gli aspetti salienti del percorso storico della maschera di stoffa, a iniziare dal cartonnage egiziano, si rivolge al lettore per guidarlo, in modo semplice e piacevole, all’apprendimento delle tecniche per realizzarne alcune.
    Il manuale è, per questo, una guida alle esecuzioni delle maschere, sia secondo le tecniche tradizionali, sia mediante nuovi metodi più pratici e veloci. Quest’ultime sono più appropriate non solo agli “addetti ai lavori“ come scenografi e scenotecnici, maestri cartapestai, studenti delle Accademie di Belle Arti e dei Licei artistici, ma anche a chi vuole cimentarsi nell’arte della maschera pur senza avere alcuna esperienza manipolativa nel settore. Le maschere, realizzate con le metodologie aggiornate, sono eseguite, non solo in tempi brevi, ma con materiale per lo più del riciclo e meno ingombrante.
    Le fasi esecutive delle maschere, dalle più semplici a quelle complesse, dall’inizio alla conclusione del lavoro, sono descritte minuziosamente e corredate da un’accurata documentazione fotografica che oltre a fare da supporto al testo, aiuta ad apprendere meglio i vari passaggi dell’esecuzione.
    Il percorso comincia dall’esposizione delle maschere eseguite secondo la tecnica tradizionale e termina, dopo aver illustrato, con esempi pratici, le varie realizzazioni, con l’esecuzione di una maschera sovradimensionata, per uso scenico, senza l’utilizzo sia del prototipo d’argilla e sia del calco di gesso.
    Ezio Flammia

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