Il mosaico e gli albori della civiltà

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mosaico
Cristo Pantocratore, cattedrale di Cefalù
Come non parlare di questa tecnica, tra le più antiche e utilizzate. Il mosaico, arte musiva o opus musivum. È una tipologia decorativa, molto usata in età romana e bizantina, ottenuta seguendo un disegno prestabilito, con materiali diversi e di diversi colori (ciottoli, paste vitree, frammenti di pietre, di laterizio ecc …) fissate al supporto con stucco, mastice o malta cementizia. Oltre all’applicazione diretta sul supporto da decorare, è diffusa anche la tecnica della rivoltatura. Il mosaico viene realizzato su un supporto temporaneo (legno o lavagna) e le tessere vengono alloggiate su un leggero strato di gesso, quindi, una volta pronto, l’insieme viene ribaltato e collocato sul supporto definitivo, rimuovendo lo strato di gesso usato per il fissaggio temporaneo. È occasionalmente documentato l’inserimento di conchiglie, materiali semipreziosi e preziosi, vetri.

Troviamo diversi tipi di mosaico

  • A tessere: varietà di mosaico composta di piccoli elementi a forma approssimativamente cubica, di circa un centimetro per lato. Accostati insieme per formare un disegno (detto anche opus tesselatum o alexandrinum)
  • A sezioni: detto anche opus rectile. Varietà di mosaico ottenuto mediante diversi elementi di marmo, pietre o vetri di varie dimensioni e colori, tagliati e accostati a formare un disegno.
  • Minuto: chiamato anche romano, composto da tessere in pasta vitrea di piccolissime dimensioni. Prodotto a Roma tra la fine del Settecento e la metà del XIX secolo, per decorare oggetti di dimensioni ridotte, come tabacchiere e medaglioni.

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È una tecnica antichissima che accompagna l’uomo fino ai giorni nostri. Risalgono al 3000 a.C. le prime decorazioni a coni di argilla dalla base smaltata di diversi colori, impiegate dai Sumeri per proteggere la muratura in mattoni crudi. Nel II millennio a.C. In area minoico-micenea, si iniziò ad usare, in alternativa all’uso dei tappeti, una pavimentazione a ciottoli che dava maggiore resistenza al calpestio e rendeva il pavimento stesso impermeabile. Il che si ritrova anche in Grecia nel V secolo a.C. 

A partire dal IV secolo a.C., vengono utilizzati cubetti di marmo, onice e pietre varie, che hanno maggiore precisione dei ciottoli, fino ad arrivare, nel III secolo a.C., all’introduzione di tessere tagliate. Le prime testimonianze di mosaico a tessere a Roma si datano attorno alla fine del III secolo a.C., per impermeabilizzare il pavimento di terra battuta. Successivamente, con l’espansione in Grecia e in Egitto, si svilupperà un interesse per la ricerca estetica e la raffinatezza delle composizioni.

Una tecnica millenaria

Lo ritroviamo nel Romanico, nel Rinascimento, in cui non è più mezzo creativo autonomo, ma diventa virtuosismo. Ma è il Novecento il secolo che segna la rinascita del mosaico, in seguito alle esperienze di Impressionismo e Divisionismo, con cui ha in comune il frazionamento del colore. Con l’avvicinamento a Espressionismo e Astrattismo per la semplificazione della forma e alla netta scansione cromatica, ma soprattutto grazie alla nascita del Liberty e dell’Art Déco, che lo solleveranno dal ruolo di arte secondaria.

In particolare, si ricordano Antoni Gaudì e Gustav Klimt per l’uso innovativo di questa tecnica ormai millenaria.

C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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