Facciamo un po’ di ordine tra due termini che spesso troviamo usati come equivalenti. In realtà intarsio si usa per indicare combinazioni polimateriche che possono coincidere con altre tecniche e che interessano pietre dure, metalli, ebanisteria, oreficeria, lavorazione dell’avorio e smalti. L’intarsio ligneo può essere realizzato con diverse tecniche. “Alla certosina” (per associazione di legni diversi a osso, avorio e madreperla), eseguito con tasselli piccolissimi di forma poligonale fissati su una superficie lignea di fondo col mastice. “A secco”, con una tecnica che consiste nel disporre i tasselli su un supporto di legno inserito in un telaio senza mastice. “A toppo”, unendo vari tasselli poliedrici di legni e colori diversi col mastice.
L’intarsio ligneo restò una tecnica artistica utilizzata principalmente in Italia fino a tutto il XV secolo, poi riuscì a valicare le Alpi, anche se molto cautamente.
Venne usata per decorare cofanetti, cassoni nuziali, mobili da sacrestia, porte, stalli e per rivestire cori e studioli privati. All’apice del Rinascimento, l’intarsio fu un mezzo straordinario per mettere in pratica le leggi prospettiche realizzando perfetti trompe-l’oeil, a tal punto da diventare una delle arti più diffuse tra i nobili mecenati. L’intarsio ligneo riempì le sagrestie e gli studioli dei grandi principi del tempo contribuendo a creare spazi unici dedicati alla riflessione e allo studio degli antichi. I soggetti di queste intarsi erano principalmente paesaggi e nature morte. Anticipando la produzione di due generi che in pittura, nel Rinascimento, non avevano trovato ancora una propria autonomia espressiva.
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E quindi che differenza c’è con la “tarsia”? Il termine “tarsia” venne usato dal Vasari e Filippo Baldinucci solo in riferimento all’intarsio di legni diversi. Viceversa nella tarsia si combinano più precisamente elementi dello stesso materiale ma di colore diverso. La tarsia in pietra è caratterizzata dalla forma variabile degli elementi che la compongono e dalle dimensioni, maggiori rispetto a quelle delle tessere musive. Questa tecnica, sviluppatasi in epoca greco-romana, è descritta da Plinio nella Naturalis Historia (I secolo d.C.). La tradizione si prolungò nel Medioevo grazie alla consuetudine di eseguire rivestimenti architettonici di gusto decorativo e continuò per tutto il XVII secolo con la tarsia marmorea figurativa e geometrica.
Intarsio e tarsia oggi
Tutte queste tecniche, estremamente elaborate e minuziose, non hanno trovato una vera e propria collocazione nell’arte contemporanea. Continuano a essere tramandate nelle scuole artistiche e di restauro con applicazioni decorative e di ripristino degli intarsi danneggiati.
Se volete approfondire l’argomento, trovate la storia della tarsia QUI
C.C.
Trovo che questa tecnica sia spettacolare, ho avuto modo di ammirarne alcuni esempi, fra cui si distinguono certamente lo studiolo urbinate di Federico da Montefeltro e quello di Gubbio, al quale, presa dall'incredulità di sapere che si tratta di una copia, ho dedicato un post l'anno scorso. Grazie per questa occasione di approfondimento!
Grazie a te! in effetti questo tipo d'arte oggi si è persa quasi del tutto. E' molto raro trovare artigiani o artisti in grado di realizzare opere simili ai giorni nostri. E questo la rende ancora più preziosa e spettacolare!