
Oggi voglio iniziare con voi una nuova esplorazione che ha sicuramente a che fare con la contemporaneità e di conseguenza con a rubrica “Lo potevo fare anch’io“, ma anche con i movimenti artistici del secolo scorso.
Vi parlerò dei “nuovi realismi” che caratterizzarono gli anni ’60 del Secolo breve e che saranno la spinta verso un nuovo tipo di arte. Il termine “nouveau realisme” fu coniato nel 1960 dal critico d’arte francese Pierre Restany. Servì a definire un gruppo di artisti che si coalizzarono intorno a un manifesto e che si estese, oltre che in Europa, anche in America.
Questi corrispondenti statunitensi tra l’altro manco lo sapevano di essere “nuovi realisti”. E non erano legati né a una scuola né a un gruppo particolare, semplicemente vennero chiamati neo-dada o junk art che più letteralmente si riferisce a un’arte dell’assemblaggio. Le opere di questi artisti incorporavano oggetti tridimensionali, di solito beni di consumo di massa, all’interno di assemblaggi oppure applicati sulla superficie dei dipinti.
E parliamo di grandi nomi. John Chamberlain, Jasper Johns, Robert Rauschenberg, Jim Dine, Robert Watt, Robert Indiana o Bruce Conner. Arrivarono dalla costa orientale e occidentale degli Stati Uniti preparando il terreno alla successiva pop art e compiendo percorsi che arrivano fino a noi. Ma un passo alla volta. Questi artisti diedero vita a un movimento che tra America ed Europa contesterà i valori dell’espressionismo astratto, nato dopo la guerra, proponendo un’arte impegnata nel reale.
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Utilizzeranno il collage, l’assemblage, il deplacement e la performance, tutte pratiche e tecniche che gli permetteranno di porre al centro della loro arte l’oggetto quotidiano. Ovviamente ebbero come riferimento il movimento dada ma anche il cubismo e il costruttivismo (Duchamp, Picasso, Braque e i costruttivisti russi). Per questo prestarono attenzione al reale, furono interessati alla strada, ai rotocalchi, all’automobile. Agli oggetti domestici, ai rifiuti, direttamente presi dal vivo della vita quotidiana. Vedremo prossimamente in particolare lo sviluppo di queste espressioni artistiche tra Europa e America che introdurranno elementi totalmente rivoluzionari. Badate, l’arte non sarà più la stessa, i materiali non saranno più gli stessi. E in un certo senso anche il primato di incubatrice di movimenti artistici passerà dal vecchio al nuovo continente.
Stay tuned …
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Questo post fa parte della rubrica #lopotevofareanchio, in cui se vuoi puoi esplorare l’arte contemporanea!
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C.C.
Fonti: Arte contemporanea, a cura di Francesco Poli, Electa, Milano, 2003