I situazionisti

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Pinot Gallizio, rotolo di pittura industriale

No, non stiamo parlano di una corrente dei parlamentari italiani, ma di un movimento culturale-artistico! Il situazionismo. Movimento che si costituì nell’ambito di quel che restava della cultura surrealista il 28 luglio 1957 a Cosio d’Arroscia (Imperia). Nacque in effetti dalla fusione tra l’Internazionale Lettrista, il MIBI (Mouvement International pour un Bauhaus Imaginiste) e il Comitato psicogeografico di Londra.

Incentivò la formazione di un fronte rivoluzionario di tutte le tendenze sperimentali. Un movimento che fosse in grado di incidere sulla vita di tutti i giorni. In grado di modificare la sensibilità e i comportamenti grazie alla costruzione sperimentale di situazioni. Ovvero di momenti di vita collettiva, legati al gioco, alla creatività, agli eventi. Si caratterizzò sempre più come avanguardia direttamente politica, orientata a una critica radicale. Una critica in chiave marxista e in polemica con la sinistra istituzionale, della società borghese. Un movimento che anticipò molti dei motivi che sarebbero stati propri della contestazione del ’68, in cui i situazionisti furono molto impegnati.

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Tra tutti gli artisti che parteciparono al movimento, a Pinot Gallizio va il merito d’aver inventato la “pittura industriale“. Una pittura che nella sua estensione in rotoli venduti al metro, deprime il concetto di valore artistico. Artista-scienziato, Gallizio è in grado di far convergere in queste creazioni due elementi in contrasto: creatività e serialità. Di fare una critica all’autorialità e alla standardizzazione. L’esperienza situazionista segna il passo dalle avanguardie alle neoavanguardie, nella coesistenza tra un indirizzo rivoluzionario e una critica ai linguaggi operata dal loro stesso interno.

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Il rifiuto della produzione artistica è quindi programmatico, a partire proprio dalla rilettura delle avanguardie. Nel 1960 avvengono le prime espulsioni che verranno etichettate come liquidazione definitiva dell’ala artistica del movimento. L’arte però non scompare dalle teorie dell’IS (Internazionale Situazionista). Anzi le attraversa fino al 1969, come indicatore costante del grado di realizzazione della rivoluzione nella vita. La rivoluzione però non avvenne, se non per certi aspetti. I capelli si allungano, la libertà sessuale si diffonde e l’arte stessa muterà. Si faranno largo gli artisti concettuali e i pensatori dell’arte povera. Ma questa è un’altra storia.

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Questo post fa parte della rubrica #lopotevofareanchio, in cui se vuoi puoi esplorare l’arte contemporanea!

C.C.

Fonti: Arte contemporanea, a cura di Francesco Poli, Electa, Milano, 2003

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