Adam Elsheimer, la fuga in Egitto

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la fuga in Egitto
Adam Elsheimer, la fuga in Egitto, 1609

La storia del paesaggio è fatta anche di notturni e il racconto di oggi parte da un artista che ne ha realizzato uno tra i più belli e suggestivi: Adam Elsheimer. Adam Elsheimer aveva trovato in Italia il proprio successo artistico. A Roma le sue composizioni gli valsero il riconoscimento di grande paesaggista.
L’armonia delle vedute colpiva chiunque osservasse i piccoli capolavori di Elsheimer, che si contraddistinguono per la presenza di molte fonti luminose. La fuga in Egitto che qui vi propongo è un dipinto di piccolissime dimensioni (31 x 41 cm), e ha da subito riscosso grandi consensi per il fascino dell’atmosfera notturna. Pensate che dopo la sua morte prematura, Rubens, che era amico di Elsheimer e ne ammirava il lavoro, fece di tutto per riceverne in eredità le lastre di incisione.

Uno splendido notturno

Elsheimer è stato senza dubbio il primo a trasformare la fuga della Sacra Famiglia dagli sgherri di Erode in un uno splendido notturno. Ma c’è un aspetto in particolare che ci colpisce. La veduta del cielo stellato si deve all’osservazione del firmamento resa possibile grazie al telescopio, appena inventato. A Venezia, fra il novembre e il dicembre del 1609, Galileo Galilei per la prima volta usò questo strumento. Osservò il cielo notturno e fece scoperte sorprendenti. La Via Lattea non era una nebulosa, ma un’immensa galassia di stelle, mentre la superficie lunare era costellata di crateri e rilievi. Galilei pubblicò le sue scoperte nella primavera del 1610, alcuni mesi dopo il completamento del dipinto di Elsheimer.

Probabilmente il pittore fissò nel dipinto ciò che la primitiva versione del telescopio gli aveva permesso di osservare. Ma fu comunque il primo nella storia dell’arte a rappresentare secondo criteri che possano definirsi scientifici il cielo stellato, la Via Lattea e la superficie lunare. Per quanto riguarda il tema, l’opera rappresenta un momento del viaggio della Sacra Famiglia. Sul fiume la luna piena riflette la propria immagine carica di mistero, davanti allo scuro fogliame di un bosco. Giuseppe non cammina davanti all’asino per guidarlo, ma è collocato di lato, in posizione arretrata. Un espediente che consente all’artista di attribuire un nuovo significato alla fiaccola che reca in mano. Questa infatti non è lo strumento per illuminare il cammino, quanto il simbolo della luce divina incarnata nel Bambino Gesù fra le braccia della madre. Non stupisce quindi che Rubens quanto Rembrandt si siano lasciati ispirare da questo capolavoro di Elsheimer!

Continua l’esplorazione …

Questo post fa parte di un viaggio attraverso la storia del paesaggio e dei suoi principali interpreti. Segui l’etichetta #ilpaesaggio e vedrai!

C.C.

Fonti: Paesaggi, Norbert Wolf, Taschen, Colonia, 2008

2 Commenti

  1. Questo dipinto è meraviglioso, in un piccolo spazio vi è tutta la potenza di un miracolo sia naturale che religioso in questo caso specifico.
    Vi è una precisione nella rappresentazione della volta celeste immensa che fa da sfondo ma allo stesso tempo quasi da abbraccio materno nei confronti della famiglia che vi si nasconde ed avanza timorosa di un destino che ancora non conosce!

    Complimenti Cristian, non conoscevo questo artista e vedrò sicuramente altro!
    Se ti fa piacere puoi venirmi a trovare sul mio blog, non c'è lo stesso livello di bravura ovviamente! Ahah!
    Un saluto!

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