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Claude Lorrain, paesaggio idilliaco con la fuga in Egitto

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Claude Lorrain, paesaggio idilliaco con la fuga in Egitto
Claude Lorrain, paesaggio idilliaco con la fuga in Egitto
paesaggio idilliaco con la fuga in Egitto
Claude Lorrain, paesaggio idilliaco con la fuga in Egitto

Paesaggista e narratore, oggi vi racconto della magia d’un pittore che fece piangere Turner: Claude Lorrain.
Nella sua opera Claude Lorrain realizzò una sintesi tra la concezione italiana del paesaggio e quella nordica sviluppando su questa base il paesaggio ideale alto-barocco per eccellenza.
Nel perfezionamento di proporzioni e prospettiva sta il segreto di quell’effetto di profondità tipico delle opere del pittore che, a dispetto degli innumerevoli imitatori susseguitisi nei secoli successivi in Europa e America, sarebbe rimasto ineguagliato.

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Oltre alla bellezza delle opere, occorre tuttavia inquadrarne nel contesto del tempo anche la precisa funzione sociale. Nei palazzi dei principi secolari e religiosi regnava, non solo a Roma, un lusso sfrenato. In occasione della festa di corte organizzata intorno al 1637 da Filippo d’Agliè a Rivoli vennero esibite vedute panoramiche di Savoia, Piemonte, Torino e Monferrato, ognuna in una stanza diversa; la tavola con la corte veniva spostata da una stanza all’altra, gli invitati pranzavano e danzavano davanti alla cornice di questi paesaggi e, dal momento che erano le persone a spostarsi, si ottenne l’effetto di un vero e proprio viaggio all’interno dei paesaggi.

L’arte quindi forniva lo scenario a una società in cui sfarzo e ostentazione erano valori fondanti. La teatralità che caratterizzava pressoché qualsiasi comportamento si ritrova anche nei dipinti di Lorrain.

Paesaggio idilliaco con la fuga in Egitto

Nel dipinto che qui vi propongo il pittore affronta un paesaggio in chiave biblica, destinato a uno dei principali mecenati dell’artista: Lorenzo Onofrio Colonna, Gran Connestabile del Regno di Napoli e figura di spicco della società romana del tempo. Lorrain organizzò la composizione non in chiave ritrattistica, ma la sistemò, come era solito fare con tutte le sue prospettive, su una distanza idealizzata, installandovi un’iconografia del movimento: in primo piano e nel piano mediano stanno i tratti distintivi della vita culturale allo scopo di guidare lo sguardo da questo punto di partenza verso una distanza carica di nostalgia.

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Nel contempo Lorrain mette in scena il potere della luce. Non per niente, il pittore fu il primo a imbarcarsi in un’impresa artistica a dir poco azzardata: quella di rappresentare lo sguardo diretto del sole. Nella perfetta costruzione pittorica di questi capolavori domina uno straordinario equilibrio di forme positive e negative, finalizzato a sublimare la natura, attraverso la misura e l’ordine, il controllo degli effetti secondo le regole della classicità francese. Di lui Reynolds disse:

Claude Lorrain era […] convinto che raramente si giunge alla bellezza prendendo la natura così come essa si presenta. I suoi paesaggi sono la composizione di diversi schizzi eseguiti in precedenza di molti luoghi e vari punti di vista. Tuttavia Rubens si è, in qualche modo, purificato del difetto di cui lo si è accusato; ha cercato di dare bellezza e vita ai suoi paesaggi, peraltro poco interessanti, introducendo-vi un arcobaleno, un temporale, o qualche singolare situazione di luce.

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Questo post fa parte di un viaggio attraverso la storia del paesaggio e dei suoi principali interpreti. Segui l’etichetta #ilpaesaggio e vedrai!

C.C.

Fonti: Paesaggi, Norbert Wolf, Taschen, Colonia, 2008

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