
La Scuola di Barbizon ebbe un ruolo fondamentale nella storia del paesaggismo moderno. A quella cerchia di giovani pittori che, a partire dal terzo e quarto decennio dell’Ottocento, perseguivano la celebrazione del paesaggio incontaminato nel bosco di Fontainebleau, si unì, in quanto pittore di punta Camille Corot. Le sue opere incarnano la quintessenza della pittura di paesaggio con i suoi scenari vaporosi e poco appariscenti con qualche isolato personaggio, a volte mitologico. I modelli di riferimento di questi dipinti sono rappresentati dalle opere dei paesaggisti olandesi del Seicento e dai paesaggi del pittore inglese John Constable, ma soprattutto dalla rivalutazione della pittura en plein air, che consentiva di documentare i cambiamenti atmosferici.
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Ciononostante Corot terminava i suoi lavori per lo più in atelier. Utilizzando una scala cromatica limitata, soprattutto al verde-terra, al grigio argenteo e all’ocra nelle varie gradazioni, in contrasto con il chiarore del cielo, Corot riusciva in effetti a realizzare un’affascinante e melodica armonia che avvolgeva la natura in un’atmosfera tardo-romantica.
Solitudine. Ricordo di Vigen, Limousin, Camille Corot
Nel dipinto che vi propongo qui Corot ha rinunciato a ogni tipo di accessorio mitologico: una figura femminile dall’aria sognante è sufficiente per evocare un senso di nostalgia in uno dei più famosi elegiaci del Maestro di Barbizon. A proposito di questo genere di paesaggio, l’espressione di “la nature revee”(la natura sognata), coniata dal critico d’arte Castagnary nel 1892, calza proprio a pennello!
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Questo post fa parte di un viaggio attraverso la storia del paesaggio e dei suoi principali interpreti. Segui quindi l’etichetta #ilpaesaggio e vedrai!
C.C.
Fonti: Paesaggi, Norbert Wolf, Taschen, Colonia, 2008