
Insieme a Emile Bernard, Louis Anquetin e Paul Serusier, Gauguin sviluppò, a Pont-Aven, uno stile improntato a linearità e bidimensionalità. Motivi dai colori accesi venivano appiattiti sulla superficie pittorica e racchiusi entro contorni accentuati che si animavamo di ritmo e vita propri. Si rinunciava così a qualsiasi illusione di profondità e a sfruttare la capacità di luci e ombre di modellare forme e figure. Gli esponenti della scuola di Pont-Aven, che fiorì dopo il 1886, definivano il loro stile “sintetismo“. Per via delle loro tematiche visionarie e di ascendenza religiosa, nonché della manifesta intenzione di non partire dalla natura quanto piuttosto dal sogno, dal mondo ideale e dalla fantasia, vennero spesso inquadrati nel simbolismo.
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Non stupisce dunque che Gauguin accusasse gli impressionisti di superficialità e di limitare l’indagine al raggio d’azione della vista, senza addentrarsi nei misteri della psiche; e in quest’ottica appare coerente la critica che l’artista muoveva ai puntinisti a causa della loro fredda razionalità. La ricerca dell’elemento primigenio e incontaminato induce Gauguin a trovare significato in ambiti emotivi finora inesplorati. Il “disagio della civiltà”, nel senso che Freud attribuisce a questo aspetto della modernità, ovvero la sofferenza davanti a una vita di seconda mano, che si fonda sulla continua repressione degli impulsi, ha accompagnato Gauguin fin dall’inizio.
All’epoca, erano molti i pittori francesi a voltare le spalle alle metropoli: Cezanne e Van Gogh, gli impressioni e i neo-impressionisti cercavano nei paesaggi del sud non ancora esplorati dai turisti, in Provenza e in Costa Azzurra, una nuova intensità di luce e colore. Tuttavia, nell’inscenare il taglio radicale con la cultura corrente, nessuno si spinse lontano quanto Gauguin.
Paesaggio tahitiano con montagna
Nel 1891 il pittore fece rotta per la prima volta verso Tahiti, ma l'”isola felice” era già da tempo contaminata dalla civilizzazione. Ben presto Gauguin dovette rendersi conto, con grande dolore, che la colonizzazione aveva già ridotto i “buoni selvaggi” a relitti dediti a prostituzione e alcolismo.
Continua l’esplorazione …
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C.C.
Fonti: Paesaggi, Norbert Wolf, Taschen, Colonia, 2008