La storia che vi racconto oggi ci permette di conoscere la donna che seppe ispirare uno dei più grandi artisti moderni dell’arte occidentale.
Sto parlando di Adele Bloch-Bauer, amica, amante, mecenate e musa di Gustav Klimt (di cui ho parlato QUI), protagonista dei suoi quadri più famosi, da Giuditta alla Goldene Adele, ad Adele Bloch-Bauer II. Questa storia parte proprio da qui. In occasione della decima mostra della Secessione Klimt aveva presentato Giuditta, la femme fatale, la donna per eccellenza che fa perdere la testa all’uomo.
Nella provocante e bellissima Giuditta, che dall’alto ci fissa con i suoi occhi obliqui appena aperti, le labbra dischiuse, vittoriosa, con il capo di Oloferne e il torso nudo appena coperto, riconosciamo Adele Bloch-Bauer (1881-1925), moglie dello Zuckerbaron (barone dello zucchero), Ferdinand Bloch (1864-1945). Perché Klimt abbia domandato ad Adele di posare per la sua Giuditta, invece che servirsi delle abituali modelle, è forse legato al senso stesso che l’artista conferisce all’opera.
Giuditta è una donna vigorosa e libera che si contrappone alla prepotenza maschile. Nella versione klimtiana vediamo una donna che usa la sua sensualità per tagliare la testa a un uomo nemico. Una donna che insegue l’indipendenza e realizza il gesto più forte per ottenerla. Decapita l’uomo, cioè lo castra, gli fa perdere la virilità, ma anche l’importanza sociale. L’istante riprodotto sulla tela è quello seguente al “capovolgimento dei ruoli”. Giuditta ricalca quindi la donna che ha ottenuto la sua liberazione, la sua indipendenza, anche sessuale. Simboleggiata dalla musa preferita dall’artista, Adele, che riassume in sé tutte le peculiarità che Klimt desiderava in una donna.
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Chi era Adele?
Di famiglia ebraica alto borghese e molto benestante, Adele Bauer era una persona colta con particolari interessi nell’ambito delle letterature straniere (conosceva perfettamente l’inglese e il francese) e una spiccata predilezione per l’arte. Assieme al marito Ferdinand era molto conosciuta a Vienna, soprattutto da quando con l’appoggio finanziario del marito aveva sostenuto incondizionatamente Gustav Klimt, in un periodo in cui si era attirato le antipatie della società più tradizionalista.
Poteva apparire una donna “incompresa”, secondo le affermazioni della nipote Maria Altmann che la definiva “ammalata, sofferente di emicrania, fumatrice accanita, tremendamente delicata, adombrata. Un viso affilato, elegante, dallo sguardo penetrante”. Era sicuramente una donna complessa, bramosa di conoscenza, ma anche molto disciplinata. “Era continuamente alla ricerca di emozioni e sollecitazioni intellettuali. Non era felice”, sottolineava sempre la nipote Maria, “avrebbe voluto frequentare l’università, inammissibile per le donne del suo tempo. La via di fuga era una preparazione culturale conseguita con ferrea volontà e disciplina”.
Musa delle arti
Adele crebbe in una famiglia molto agiata e famosa all’epoca. Il padre Moritz Bauer era direttore generale della Wiener Bankverein e presidente delle Orientbahnen (Ferrovie orientali). Il fratello Eugen molto legato ad Adele era consigliere minerario e direttore generale della Westböhmische Bergbau-Actien-Verein (Associazione azionaria delle miniere della Boemia occidentale), creata nel 1875 dall’Associazione delle banche di Vienna. Una delle più importanti società per azioni dell’Austria d’allora. La nostra musa visse a Vienna insieme al marito in una sfarzosa dimora, luogo di ritrovo per politici, intellettuali, scrittori, compositori e artisti. In quel crocevia di grandi personaggi della cultura del tempo (da Gustav e Alma Mahler a Richard Strauss, a Jakob Wassermann, a Karl Renner e Julius Tandler) Adele fu molto di più che la semplice padrona di casa che accoglieva e metteva a proprio agio ogni illustre personalità.
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Politicamente impegnata, idealista, socialdemocratica e aconfessionale, Adele fu una donna dalle idee chiare. Costretta in un ruolo che la società le attribuiva e di cui non poté liberarsi. Ma tutto ciò non lo accettò mai. Lei, il più inflessibile giudice di sé stessa, si migliorò con il passare degli anni, diventò più matura e critica verso sé stessa e verso i propri amici.
In una frase, Adele fu la donna d’oggi in un mondo di ieri. Klimt fu catturato dal suo fascino, sicuramente ebbe una relazione con lei. In effetti furono numerose le donne che costellarono l’arte e la vita privata di Klimt, ma solo lei venne rappresentata chiaramente tre volte dal pittore, e in molti altri dipinti ritroviamo i suoi lineamenti. Musa, moglie, amante? complice? poco importa. Adele era davvero “illuminata”, una donna coraggiosa, la cui forza era innanzitutto l’intelligenza.
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C.C.
[…] Künste 1902, in particolare Giuditta I, 1901, dove il volto è ispirato alla modella, Adele Bloch-Bauer, amica, amante, mecenate e musa di Gustav Klimt (1881 – […]
Grazie per la segnalazione 🙂
Amante? Ma quando? Ipotizzare che i due fossero amanti può essere certo affascinante, ma nelle lettere del pittore e della giovane e ricca mecenate non vi sono tracce di una relazione tra i due. Cerchiamo di non diffondere false illazioni buone solo per i botteghini cinematografici. Questa è Arte, ci si aspetta una maggiore perizia critica nel considerare le fonti.
Se lei ha delle fonti migliori, ci dica quali sono, ci faccia vedere dove si dice chiaramente che i due non furono mai amanti.
Ci arricchirebbe tutti dando informazioni a riguardo!