Una vita sicuramente originale quella di Dora Carrington. Una vita trascorsa accanto a Lytton Strachey, intellettuale tra i più importanti del XX secolo. Non fu il loro un rapporto tra amanti, perché lui era omosessuale, ma fu comunque un rapporto d’amore. Per lui Dora decorò due case, studiò attentamente i classici e la letteratura francese. Però il dono più grande che gli fece fu la sua pittura. Dora era una persona insicura, tanto da non riuscire mai a inserirsi nel Bloomsbury Group di Vanessa Bell, Virginia Woolf e degli altri amici di Strachey. Inoltre la Carrington, che abbandonò il suo nome di battesimo quando aveva poco più di vent’anni, espose raramente i propri lavori. Si tratta di un’artista ignorata fino agli anni Settanta, e consacrata nel film interpretato da Emma Thompson nel 1995 e di cui oggi vi parlo.
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Il film non a caso è incentrato sul rapporto che la Carrington instaurò con Strachey, a cui le sue creazioni fanno da sfondo. La trama si dipana nell’Inghilterra del 1915, anno in cui la pittrice Dora Carrington conobbe lo scrittore Lytton Strachey. All’affacciarsi della prima guerra mondiale nacque la loro strana storia d’amicizia e d’amore. Una coppia decisamente fuori dal comune. Lui omosessuale, obiettore di coscienza e con modi di fare alla Oscar Wilde. Lei giovane maschiaccio piena d’energia e indolente alle attenzioni dei maschi. Pensate che Mark Gertler, pittore ebreo, tentò inutilmente di sedurla per ben quattro anni. Fino a che Dora decise di dichiarare il proprio amore a Lytton che tra l’altro era più vecchio di lei di vent’anni.
I due cominciarono a convivere, ma quando entrò nelle loro vite il giovane ex ufficiale Ralph Partridge, iniziò uno strano rapporto a tre. Dora sposò Ralph solo per tenerlo legato a Lytton che partecipò perfino al loro viaggio di nozze a Venezia. Nel film non mancano gli amanti della Carrington tra cui lo scrittore Gerald Brenan. Ma quando Lytton cominciò a stare male l’equilibrio in questo matrimonio allargato diede segni di cedimento e le cose iniziarono inevitabilmente a precipitare.
Ovviamente non vi svelo il finale di un film che alla fine dei conti risulta piacevole anche se certo non un capolavoro. Emma Thompson è perfetta nella parte dell’abile pittrice di ritratti e paesaggi, che lavorò anche nelle arti applicate e decorative. Dora disegnò su ogni tipo di superficie che avesse a portata di mano, tra cui insegne, tegole e mobili. Dipingeva paesaggi, vedute di giardini in differenti stagioni, con un’insistente attenzione al dettaglio e ai particolari.
Applicava il colore in larghe pennellate usando principalmente toni caldi. Fu un’ottima ritrattista dando forma alle figure attraverso il colore o la matita, abile nel fissare il temperamento della persona, ritraendola in un suo tipico atteggiamento. Purtroppo però molte delle sue opere sono andate perdute. Sono arrivate a noi le incisioni, le stampe, gli ex-libris e i segnalibri che realizzò a partire dal 1917. Ma forse uno dei suoi contributi più celebri riguarda l’illustrazione. Le furono infatti commissionati da Virginia Woolf i disegni per il romanzo Two Stories.
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C.C.