
Questa storia parte con l’edizione del 1863 del Salon di Parigi. In quell’occasione la giuria escluse così tante opere dall’esposizione ufficiale da sollevare un’ondata di aspre proteste, che spinse Napoleone III a organizzare un surrogato che fungesse da toppa: il “Salon des Refuses“.
E sulle pareti del Palais de l’Industrie, trovò spazio anche Whistler, pittore americano, trasferito per studio a Parigi e amico di Renoir e Monet. Dal 1863 viveva in Inghilterra, dove, grazie ad una serie di scandali che lo vedevano protagonista, era diventato l’idolo bohemien dei giovani artisti che la critica avrebbe poi identificato come gli esponenti dell’Impressionismo inglese. Questi artisti prendevano le mosse dalla corrente pre-impressionista, incarnata nei dipinti di Constable e Turner (di cui spesso vi ho parlato).
Dal canto suo Whistler, nonostante i contatti stretti con gli Impressionisti e grazie alle sue idee influenzate dapprima dalla pittura olandese seicentesca e poi dall’arte dell’Estremo Oriente, non poteva essere considerato un impressionista puro.
Il vecchio ponte di Battersea
L’opera che vi presento raffigura il vecchio ponte di Battersea e la veduta sul Tamigi di notte. L’influsso della xilografia (tecnica di cui recentemente vi ho parlato QUI) giapponese è evidente, specie nella semplificazione, quella forma e quel colore che attinge le delicate varianti tonali anche da una componente musicale, che già in partenza annulla la prospettiva tradizionale.
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Questo post fa parte di un viaggio attraverso la storia del paesaggio e dei suoi principali interpreti. Segui l’etichetta #ilpaesaggio e vedrai!
James Abbot Whistler ritrattista
La Belle Epoque-prima parte: il caso Whistler
C.C.
Fonti: Paesaggi, Norbert Wolf, Taschen, Colonia, 2008