
All’opposto della tensione verso la perfetta definizione del tratto, espressa dalle opere di Ingres, sembra collocarsi la poetica pittorica di Eugene Delacroix (1798-1863). Iscritto nei registri del municipio di Charenton come quarto figlio di Victoire Oeben, discendente dalla famiglia dei Riesener, e di Charles Delacroix, pare sia di fatto figlio naturale di Talleyrand, principe, vescovo e politico francese. Questo legame di sangue spiegherebbe la protezione e l’appoggio che questi gli concesse e che facilitò la carriera del giovane artista. Orfano a sedici anni, Delacroix ricevette una buona formazione classica al liceo imperiale (oggi liceo Louis-le-Grand) poi nel 1816, su consiglio dello zio, il pittore Henri Riesener, entrò nello studio di Guérin, pittore e insegnante.
L’anno successivo però già si iscrisse all’Ecole des beaux-arts, rivelando un’ostilità nei confronti dell’accademismo del suo maestro. L’artista era attratto dall’impulso dato alla pittura da artisti come Gros e Géricault. Le prime opere di Delacoix si limitarono alla copia dei maestri italiani del Rinascimento e del XVII secolo, ma la Barca di Dante, esposta al salon del 1822 e acquistata dallo stato, rivelò altre ispirazioni, in particolare quella della Zattera della Medusa di Géricault. Variamente accolta dalla critica, l’opera ebbe il caloroso sostegno di Adolphe Thiers, politico, storico e avvocato francese, primo presidente della Terza Repubblica francese.
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Il 13 agosto 1863 morì nell’appartamento che dal 1857 occupava al n. 6 di place de Furstenberg a Parigi. Nel 1864, una grande vendita disperse, come egli aveva voluto, tutto il contenuto del suo studio. Le sue ricerche nel campo dei colori e dei loro complementari, il tocco libero, preludono agli studi degli impressionisti. Come la sua rapidità e i suoi sfondi violenti preannunciano la pittura fauve, espressionista e persino astratta.
La sua concezione dell’arte come “rivelazione” di un possibile ancora inespresso dalla natura, il suo ideale di bellezza, intenso come l’espressione irripetibile di una singola immaginazione, la supremazia del colore rispetto al disegno. Tutti aspetti che fanno di Delacroix l’anticipatore dell’estetica della modernità. È stato Baudelaire a cogliere l’istanza autenticamente romantica e idealistica, libera da qualsiasi accademismo stilistico ma allo stesso tempo attenta alla dimensione artigianale del mestiere, della pittura di Delacroix.
Ritratto di Chopin
L’opera in questione è il ritratto di Chopin, che in origine doveva essere rappresentato insieme alla poetessa francese George Sand. L’amore “scandaloso” tra i due è quasi il simbolo dell’ideale romantico dell’incontro tra musica e poesia in un intreccio d’arte.
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C.C.