
Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938) studiò architettura dal 1901 al 1905 alla Scuola tecnica superiore di Dresda e frequentò a Monaco (1903-904) la scuola d’arte di Hermann Obrist. Durante il periodo di studi a Dresda, iniziò a interessarsi d’arte figurativa attraverso le opere di pittura e le incisioni del 500 tedesco (L. Cranach, A. Dürer). Ma anche attraverso le sculture della civiltà africana e oceanica conservate nel museo etnografico della città. Da quest’esperienza, insieme alla conoscenza dell’impaginazione delle stampe giapponesi e all’intimismo della pittura di Vallotton, trasse quindi alcune delle caratteristiche fondamentali della sua opera, evidenti nelle incisioni su legno e nelle sculture lignee del 1912-13.
Nel 1905 fu tra i principali fondatori di Die Brücke a Dresda, sintetizzando nella sua opera alcuni tratti fondamentali del gruppo. Dall’opera di Munch, van Gogh, Gauguin accolse l’immediatezza espressiva e la visione antinaturalistica del colore e del segno accentuandone la violenza del colore dato per zone piatte e la tensione espressiva e deformante del segno. L’intensa attività grafica di Kirchner (penna, matita, gesso, acquerello) incentrata su scene di danza e di cabaret, conferma una carica dinamica che aumenterà nella produzione successiva.
Nel 1911 a Berlino, l’impatto con la poetica cubista, si traduce nell’allungamento delle forme, nel relativo addolcimento della tavolozza e nell’esecuzione meno unificata. Kirchner esprime nelle opere berlinesi il sentimento claustrofobico determinato dalla vita cittadina, ravvivato anche da un erotismo latente o manifesto in scene di strada o d’interno.
Mobilitato nel 1915, si adattò malissimo alla vita militare, e subì una depressione nervosa tale da venir riformato. Potenti autoritratti documentano questo momento di crisi.
I ritratti di Kirchner
Nella sua opera il tema del ritratto sembra esibire molti caratteri tipici della poetica espressionista. Caratteri che includono l’isolamento dell’artista all’interno della società. L’ossessivo raccoglimento nel proprio disagio esistenziale. La drammatica incomunicabilità tra gli universi maschile e femminile, ma anche la violenza distruttiva della polemica contro la tradizione figurativa tedesca. Dal punto di vista stilistico, lo squilibrio compositivo delle immagini di Kirchner prende forma attraverso la cruda giustapposizione tra tonalità cromatiche urtanti e violente. Nell’autoritratto che vi propongo qui sopra, il potere dell’individuo-creatore è sottolineato dall’acceso cromatismo della tela. Cromatismo a sua volta derivato da un’estremizzazione della tavolozza fauve e anche dalla stilizzazione primitiva dei corpi dei personaggi.
Nel 1934 ebbe contatti con Klee e Schlemmer. La confisca da parte del governo nazista, nel 1937, di 639 sue opere fu per lui un colpo che in parte ne spiega il suicidio qualche mese dopo. Le opere dell’artista sono conservate oggi nella maggior parte dei musei d’arte moderna d’Europa e degli Stati Uniti, nonché in importanti collezioni private.
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C.C.
Fonti: Il ritratto, a cura di Stefano Zuffi, Electa, Milano, 2000