Oggi per la rubrica mensile “Art si gira!!!” vi parlo del film del 1998 diretto da John Maybury basato sulla vita del pittore irlandese Francis Bacon: Love is the devil. Vi anticipo che è uno dei film su artisti che trovo riuscito meglio. Breve riassunto della trama. Siamo nel 1971, mentre al Grand Palais di Parigi si apre una mostra personale di Francis Bacon (Derek Jacobi), George Dyer (Daniel Craig), suo modello e amante, muore per una dose fatale di barbiturici e alcol.
Si rievocano così i sette anni del loro rapporto sadomasochistico e l’atmosfera dell’ambiente in cui vissero. Il tutto comincia a Londra nel 1964. Durante la notte un ladro entra in un appartamento nel West End ma fa troppo rumore e il padrone di casa lo sorprende. I due sono di fronte e il ladro, il giovane George, non sa come giustificarsi. Inaspettatamente l’altro, il pittore Francis Bacon, invece di denunciarlo alla polizia, lo invita a spogliarsi e a infilarsi nel suo letto. Dopo quella notte, George rimane a casa di Francis come amante. Il resto lo scoprirete voi stessi.
Arriviamo alle note di merito che devo dire abbondano!
Il film (che ho subito amato) narra di un periodo relativamente breve della vita di Bacon che a buon diritto potrebbe essere considerato come tra gli ultimi grandi artisti del nostro tempo. In soli sei anni dalla sua morte avvenuta a Madrid nel 1992, Francis Bacon è stato oggetto di tre biografie, almeno quattro grandi retrospettive postume e una miriade di piccole mostre. I suoi dipinti vengono battuti all’asta per cifre astronomiche.
Love is the devil è anticonsolatorio, crudele, disperante. Maybury, che ha creato il nucleo del film dal libro scritto da Daniel Farson, ha avuto la fortuna (così la considera lui) di sentirsi dire di no dagli eredi di Bacon, che gli hanno negato la possibilità di riprendere i quadri. Così, costretto dai fatti a prendere una direzione inusuale, riesce a sottrarsi alle trappole della biografia cinematografica d’artista. Fa insomma un ritratto dell’uomo e di una sensibilità più che del pittore. Anche se i quadri di Bacon riappaiono, reinterpretati e riletti con impressionante intelligenza, attraverso l’ambiente fisico e psicologico in cui il pittore si muove, audacemente ricostruito da Maybury.
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Gli anni scelti dal regista per raccontarci Bacon, focalizzano la biografia sulla storia d’amore, di sesso e di sadomasochismo che legò il pittore a George Dyer. Il ladruncolo piovuto in casa, capace di suscitare in Bacon un mix di profondo disprezzo e fascinazione. Anche se non ce ne sono le prove, Maybury immagina che il povero Dyer, ladro, ignorante ma realmente innamorato. Lui diventa la parte fragile in un rapporto dove la forza e la prepotenza erano esercitate dal borghese e colto Francis Bacon, vittima del disamore e del disprezzo sociale del suo partner. Dyer sarà l’incarnazione dei personaggi torturati e tormentati nei quadri che Bacon realizzò di quegli anni.
In definitiva Love is the devil è profondamente disturbante nel mostrarci l’aspetto freddo, indifferente e a tratti crudele del pittore, ma la prestazione di Derek Jacobi come Bacon è a dir poco sorprendente. Paradossalmente ci avvicina e ci seduce con l’odiosità del suo personaggio. Gli fa da contorno un cast sorprendente. Da un giovane Daniel Craig, futuro 007, a un’abbruttita Tilda Swinton. Ottimo film, forse unica critica che gli si può fare è riferita al fatto che non approfondisce abbastanza la personalità di George, vero protagonista della pellicola, qui presente per descrivere il fascino maledetto della sofferenza e della perversione masochista di Bacon. Cosa vi dovete aspettare dunque? Non è un film solo per le persone che amano l’arte, tutt’altro. È un film sul mondo dell’arte, che è una cosa completamente diversa.
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C.C.