
Andiamo avanti nell’esplorazione del romanticismo con la figura del pittore Horace Vernet, nipote del celebre artista di paesaggi e vedute marine Claude-Joseph. Lo conoscete? Horace nacque in una famiglia di artisti parigini di più generazioni e ricevette una formazione artistica proprio dal padre, dal nonno materno e da François Andre Vincent. Come molti artisti del periodo, nel 1820 fece un viaggio in Italia.
Nel 1826 divenne docente di storia presso l‘Academie del Beaux-Arts e direttore della sede romana dell’Accademia, aggiudicandosi il posto di pittore più celebre di Francia. In questa felice fase realizzò grandi quadri raffiguranti battaglie e soggetti militari. Quadri che sotto il regno di Luigi Filippo gli diedero un enorme successo di pubblico, ma non poche delusioni da parte della critica, che li considerò spesso troppo patetici. Realizzò anche scene di genere di ispirazione orientaleggiante e disegni satirici.
Mazeppa
Quest’opera è uno studio a olio dal titolo Mazeppa, generale cosacco condannato a una crudele punizione, la cui storia vi ho raccontato in maniera approfondita QUI. Mazeppa è un uomo costretto a conoscere la forza animalesca dei suoi desideri sessuali. Ma è anche un simbolo dell’uomo senza legge, bandito dal consesso umano ed esposto alla morte. Per questo la sua figura divenne un’icona attraverso la quale molti artisti romantici vollero rappresentare il loro destino. Lo stesso soggetto fu trattato da Gericaul, Delacorix e altri pittori. Victor Hugo gli dedicò una composizione in versi, in cui il cavallo al galoppo viene trasfigurato nel genio del perseguitato e uomo e animale si fondono in un solo essere.
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C.C.
Fonti: Romanticismo, Norbert Wolf, Taschen, Colonia, 2008