Continua il viaggio nel romanticismo e oggi ci porta a conoscere Thomas Cole. Artista forse poco conosciuto nel vecchio continente, fu il fondatore della
Hudson River School, la scuola che diffuse negli Stati Uniti la pittura paesaggistica di impronta romantica, e ne divenne uno dei principali rappresentanti. Di origini anglo-americane, Cole tornò in America nel 1818, dopo aver studiato in Inghilterra. Dal 1823 è iscritto all’Accademia d’arte di Philadelphia, stabilendosi poi a Catskill, sul fiume Hudson.
I suoi paesaggi freschi e spontanei, dipinti dal vivo prendono ispirazione dalla natura ancora incontaminata e selvaggia delle montagne di Catskill e furono presto apprezzati dagli artisti e dai collezionisti newyorchesi. A più riprese nella sua vita visitò l’Europa e soprattutto l’Inghilterra, la Svizzera e l’Italia, dove ebbe modo di studiare l’opera di maestri come Poussin, Lorrain, Salvator Rosa e Jacob van Ruisdael. Ma Cole fece di più! introdusse negli Stati Uniti un nuovo genere pittorico: il paesaggio simbolico e morale. Tra i capolavori di questo genere vi sono opere che si distinguono per i loro scenari fantastico-simbolici e per la ricchezza di riferimenti allegorici e didattici. Cole celebrava la natura incontaminata e selvaggia dell’America come espressione della creazione divina, profondamente influenzato dalla lezione seicentesca di Claude Lorrain.
La coppa dei giganti
Nell’opera che vedete qui lo spettatore ha di fronte uno scenario che sembra preso dal punto di vista di un gigante. Il panorama si estende in ogni direzione, aprendosi verso distanze infinite popolate di montagne, altipiani, insenature. Questo straordinario paesaggio comprende anche una città sul mare, le cui dimensioni non sembrano più grandi di quelle di un insetto. Se dal punto di vista formale la composizione dello spazio non si discosta dai paesaggi tradizionali, un irritante elemento centrale stravolge la costruzione. Sul basamento roccioso che attraversa il dipinto si erge una coppa di dimensioni colossali, scolpita nella roccia.
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Il suo fusto è costituito da un gigantesco albero primordiale. I margini del basamento e del calice sono invasi da una fitta vegetazione, nella quale si scorgono, isolati, i resti di antichi insediamenti. L’acqua che riempie il calice come un mare chiuso è solcata da piccole barche a vela. La coppa è un resto dell’epoca dei Titani, che secondo il mito greco abitavano la terra prima degli dei e degli uomini. Ad aver ispirato questo dipinto sembrano essere stai i racconti di Gulliver e il racconto Micromega di Voltaire. Qui durante un viaggio attraverso vari pianeti, il protagonista, un abitante di Sirio, sperimenta la relatività delle proprie dimensioni, ora smisuratamente grandi, ora straordinariamente piccole rispetto alle realtà che incontra. Sono dipinti come questo che misero le basi per quello che tempo dopo verrà chiamato surrealismo.
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C.C.