
La sua opera diede uno slancio innovativo alla pittura norvegese e tedesca. Nel 1818 infatti si trasferì a Dresda unendosi al gruppo di pittori che si erano raccolti attorno a Friedrich. I dipinti di questo artista hanno tutti un filo conduttore che li lega. Lo studio del cielo, al quale è sempre destinato gran parte dello spazio figurativo dei suoi quadri.
Ma Dahl non si limitò a viaggiare nel nord Europa. Nel 1820 fece un viaggio in Italia e invece che fermarsi a Roma, preferì stabilirsi a Napoli, dove venne conquistato dalla grande varietà della natura e dall’intensità della luce. Si dedicò così allo studio dei colori e degli effetti luminosi e quando nel ’20 il Vesuvio eruttò, lui fu tra i primi a risalire il vulcano per osservare da vicino il grandioso spettacolo naturale. Ed è proprio ciò che questo dipinto rappresenta.
L’eruzione del Vesuvio
Già nel XVIII secolo, le riproduzioni dell’eruzione del Vesuvio erano tra le immagini di fenomeni naturali più ricercate. Forse soddisfacevano il pubblico e la sua sete di eventi straordinari, rispondendo all’ideale estetico del sublime e del pittoresco. Dahl rappresenta una lingua di lava che scende a valle e mostra l’effetto del vento sulle nubi di fuoco e fumo. Sul bordo del cratere, alcune minuscole figure contemplano lo spettacolo. A destra però il cielo è limpido e lascia aperta la vista sul mare lontano, mentre un gregge pascola tranquillo in primo piano.
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C.C.