
La divagazione di oggi mi porta a parlarvi un artista poco conosciuto al grande pubblico e che io stesso ho scoperto di recente durante un soggiorno a Villa Vescovi, nei pressi di Padova, di cui vi ho parlato QUI.
Si tratta di Lambert Sustris, pittore olandese, ma che si trovò a lavorare in Italia per molti anni. Nato tra il 1510 e il 1515 ad Amsterdam, Lambert, come molti suoi compatrioti, verso la metà degli anni Trenta viene in Italia per studiare rovine e ruderi dell’antichità romana.
Nella sua produzione, sin dagli anni giovanili, accanto ai dipinti di soggetto sacro sono numerosi quelli di soggetto profano, caratterizzati da luminosi paesaggi, da un gusto archeologico e scenografico.
Dopo una prima tappa a Venezia, si dirige a Roma (dove lascia una firma nella Domus Aurea), per poi risalire verso il nord Italia. Nel suo viaggio si ferma in diversi centri culturali. Forse Genova e Firenze, di certo Mantova dove conosce Giulio Romano.
Con questo bagaglio di conoscenze sarà in grado di proporre a Venezia una pittura originale, mescolando la tradizione nordica, la cultura figurativa postraffaellesca, la competenza antiquaria, il senso del colore e della luce dei maestri veneziani.
Quando torna a Venezia nessun artista ha un capitale di saperi come quelli di Lambert e infatti il successo non si fa attendere. In questa fase dipinge opere da cavalletto sofisticate e colte per le case veneziane.
Piace a tal punto che viene convocato a Padova, seconda città della Repubblica, dove opera da protagonista nelle maggiori imprese decorative cittadine, lungo un arco temporale che va dal 1541 al 1548. Lascerà il segno della sua abilità di pittore d’affreschi in diversi palazzi padovani.
Il ciclo di Villa dei Vescovi
Ma non si ferma in città: è anche l’autore delle decorazioni di residenze di campagna dieci anni prima dell’avvento di Paolo Veronese. Ed è proprio in questo periodo che realizza il ciclo di affreschi della Villa dei Vescovi a Luvigliano (1542-43).
Il ciclo di Villa dei Vescovi alterna lesene, tendaggi, figure virili e femminili, paesaggi con episodi tratti dalla mitologia classica. A questi elementi si aggiungono un fregio bianco a grottesche, con festoni vegetali trattenuti da figure di nudi maschili e femminili, aironi, pappagalli, bracieri, canestri e clipei.
Qui più che mai è evidente come l’anima nordica del pittore reinterpreta in chiave realistica illusive soluzioni decorative di origine antica. Se, infatti, l’idea delle finte arcate e dei paesaggi dipinti è di ascendenza prettamente romana, le visioni di lontani orizzonti marini o campestri realizzate da Sustris sono ancora dentro la tradizione fiamminga delle vedute, così come gli elementi vegetali indicano un particolare interesse per la natura.

Dal 1548, a più riprese, l’artista si recò ad Augsbursg, dove fu riunita la corte imperiale.
Qui si misurò da vicino con Tiziano e realizzò ritratti di alcuni elettori e cortigiani dell’imperatore Carlo V e una serie di quadri da camera.
Dalla metà del secolo in poi non si hanno notizie di Sustris, ma è abbastanza certo che l’artista seguì a gravitare tra la bassa Germania e lo stato della Serenissima, dove continuò a conservare ammiratori e clienti.
L’eredità di Lambert Sustris
Molto probabilmente morì a Padova in un anno imprecisato dopo il 1568.
La sua fusione tra stile olandese e italiano fu un decisivo modello per lo sviluppo dei paesaggi ideali del XVII secolo.
C.C.
Fonti: Villa dei Vescovi, a cura di Lucia Borromeo Dina, in Edibus, 2012