
Come molti di voi forse sapranno, a Palazzo Diamanti di Ferrara è in mostra in questi mesi Giorgio de Chirico, in occasione del centenario che vide l’arrivo del pittore nella città estense. De Chirico raggiunge Ferrara insieme al fratello Alberto, in arte Alberto Savinio e vi fa la conoscenza di un altro artista, il futurista Carlo Carrà. Da questo fortunato incontro tra un uomo e una città prenderà vita la cosiddetta pittura metafisica che saprà esercitare una profonda influenza sia sull’arte italiana, sia su movimenti internazionali come il dadaismo, il surrealismo e la Nuova Oggettività. Ma cos’è la pittura metafisica? Il termine è stato scelto dagli stessi artisti, Carrà e De Chirico, per indicare un momento della propria ricerca pittorica, e un atteggiamento critico nei confronti dell’arte contemporanea.
Il significato attribuito alla parola metafisica non è mai stato formulato con precisione, ma lo stile è caratterizzato da immagini che trasmettono un senso di mistero e allucinazione che si può collegare alla definizione di metafisica come ciò che trascende la materia fisica. Questo effetto enigmatico era ottenuto in parte utilizzando prospettive e luci irreali, in parte attraverso l’adozione di una strana specifica iconografia. In seguito il termine metafisica ha indicato una pittura di evocazione letteraria e di suggestione d’ambientazione figurativa. Poi ha connotato anche un trattamento magico, scenografico, degli oggetti che dalla ricerca di De Chirico si stacca per avviarsi al surrealismo. Infatti la dimensione onirica trasmessa dalle opere dei pittori metafisici è diversa da quella dei surrealisti.
Un’intensa attività critica e culturale
Se ci si attiene alla formulazione originaria di pittura metafisica va notato come accanto a un’abbondante produzione pittorica, si ha anche un’attività critica e culturale. De Chirico collabora a Valori Plastici e II Primato. Carrà, oltre a dare a varie riviste contributi diversi raccoglie in un volume le proprie idee (Pittura metafisica), Savinio collabora a periodici italiani e stranieri. Va aggiunta l’elaborazione di prose vicine al clima che i pittori raffigurano nelle loro tele. A parte poesie e prose di Carrà e De Chirico, ricordiamo i testi di Savinio in Hermaphrodito e l’eccellente mercoledì 14 novembre 1917 di De Pisis.
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Il termine metafisica riguarda un modo di presentare la scena dipinta che va oltre l’immediata percezione del soggetto. L’arte metafisica deve portare chi la guarda a più profonde e interiori suggestioni, a quel senso di mistero che starebbe oltre il senso apparente degli oggetti e delle presenze. Siamo alla definizione di quella rappresentazione che sceglie la suggestione dello spettatore più che l’emozione del pittore. Queste formulazioni sono proposte in polemica contro la continuità dell’arte moderna dall’impressionismo in poi. Anche se la metafisica non è un vero e proprio movimento nella convenzione delle avanguardie (con un leader, una poetica intorno a cui vi sia solidarietà d’intenti) rappresenta la volontà di percorrere una nuova strada.
De Chirico, Carrà e Savinio
Vediamo ora nel dettaglio i trascorsi dei tre artisti che hanno dato vita a questo stile.
De Chirico ha alle spalle un apprendistato complesso, fra antimpressionismo di cultura tedesca e forti suggestioni di classicismo europeo. Da Claude Lorrain ai romantici, con un’attenzione speciale alle suggestioni dei reperti museali (calchi d’arte greca, riferimenti alla Firenze fra Quattro e Cinquecento, Klinger e Böcklin, e relative evocazioni colte). Ha lavorato a Monaco, a Firenze, poi a Parigi. A Ferrara, per motivi legati alla guerra, incontra Carrà, pure lui soldato. Diversa è l’esperienza di Carrà, reduce da una lunga e problematica presenza sulla scena militante, con i futuristi, tra cui è autore di punta. Rispetto a tale militanza Carrà è critico. L’arista si muoverà su altre suggestioni. Le cose ordinarie non sanno più rivelare il proprio segreto significato.

I personaggi e le cose dipinti da Carrà, sono chiamati a offrire il mistero e lo stupore. Carrà rilegge Giotto assieme a Fontanesi e al romanticismo italiano, Paolo Uccello accanto a Derain, Picasso e Henri Rousseau. Savinio in veste di interprete di tutte queste premesse spiega che l’arte è il raggiungimento della forma più adatta alla realizzazione di un pensiero e di una volontà. E non è privo di significato che opere di De Chirico come Le muse inquietanti non solo aderiscano a questa premessa ma se ne facciano, allegoricamente, figurazione. Vastità, solitudine e silenzio in queste e altre tele sospendono il racconto. Architetture e personaggi vi imprimono una presenza senza spiegazioni immediate. Presto entra in gioco il manichino, cioè una figura che non porta psicologia o referenze umane, e che via via, oggetto di atelier pittorico, raffigurerà la stessa pittura.
Il successo della pittura metafisica
La fortuna di queste differenti suggestioni metafisiche di De Chirico e Carrà è notevole in Italia e fuori, Germania e Francia. Il racconto suggestivo per assenza di una relazione psicologica immediata piacerà alle forze che van componendo il surrealismo. L’oggettività di citazioni di oggetti che possono esser anche maschere o travestimenti della contemporaneità eccitano in Max Ernst o in Grosz certe messinscene urbane stravolte e alienate. L’uso da parte dei pittori metafisici di manichini da sarto e statue al posto delle figure umane e la giustapposizione di oggetti completamente incongruenti e decontestualizzati farà scuola.
Proprio negli anni della prima guerra mondiale, accadde così questo incontro tra artisti sullo sfondo di una splendida città rinascimentale che avrebbe portato ad un periodo tra i più stimolanti della storia dell’arte. Mentre l’Europa diventava il principale teatro di due conflitti tra i più terribili della storia dell’uomo.
Continua l’esplorazione
De Chirico metafisico. Ediz. illustrata
L’aura di Giorgio De Chirico. Arte emicrania e pittura metafisica
La poesia della metafisica: Pittura e scultura
C.C.
Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui
interessante
Grazie Fulvio 😉