
Oggi vi voglio parlare di un movimento che ha segnato la prima metà del XX secolo, in particolar modo nel periodo a cavallo delle due guerre, ma con strascichi e conseguenze che sono arrivati fino ai giorni nostri. Mi riferisco al surrealismo. Il surrealismo è un movimento culturale molto diffuso nella cultura del Novecento che ha coinvolto tutte le arti visive, anche la letteratura e il cinema. Fu caratterizzato da un fascino per il bizzarro, l’incongruo e l’irrazionale.
Questa è la definizione contenuta nel Primo Manifesto Surrealista del 1924. Manifesto con cui André Breton, poeta e scrittore, chiarì il ruolo e il campo d’azione del movimento surrealista da lui fondato negli anni successivi alla Prima guerra mondiale.
Automatismo psichico puro mediante il quale ci si propone di esprimere sia verbalmente, sia per iscritto o in altre maniere, il funzionamento reale del pensiero in assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione e al di là di ogni preoccupazione estetica e morale.
La sfiducia nella ragione e il rifiuto della logica, colpevoli di un massacro che, nonostante la fine delle ostilità belliche, continuò nel tempo, spinse l’uomo verso la conoscenza del proprio inconscio. A ciò si aggiunsero le teorie psicoanalitiche di Freud che aprirono un mondo sconosciuto. Un mondo di cui i giovani che si erano riuniti intorno alla rivista Littérature, a Parigi, percepirono l’esistenza, e di cui scoprirono la forza liberatrice. Fondatore del surrealismo fu lo scrittore André Breton che diresse la prima rivista surrealista e pose le basi teoriche, scrivendo il manifesto. Breton pensava che il mondo fosse stato corrotto da eccessivo materialismo e razionalismo e voleva affermare l’importanza dei valori emotivi e fantastici. Principali esponenti del movimento furono Salvador Dalì, Max Ernst, René Magritte, Paul Delvaux e André Masson. Ma molti altri se ne aggiunsero nel corso del tempo.
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Ispirazioni e legami con altri movimenti
Profondamente immerso nel proprio tempo, il surrealismo si servì dell’eredità di alcuni spiriti moderni che lo avevano preceduto. Recuperò esponenti del simbolismo come Baudelaire, Rimbaud, Mallarmé, Valery. Ma soprattutto si richiamò a Lautréamont, considerato, da Breton, il vero ispiratore del movimento. Il surrealismo trovò in Marinetti e in Tristan Tzara i segni precursori di una nuova poesia. Liberata dalle regole del senso, questa poesia poté finalmente aprire nuove prospettive al linguaggio e quando il movimento Dada da Zurigo si trasferì a Parigi, nel 1919, i surrealisti lo appoggiarono. Anche se il sodalizio ebbe vita breve, il surrealismo fu in stretto rapporto con il movimento Dada. Diversi artisti appartenevano a entrambi i movimenti. Ma il desiderio di Breton di realizzare un’unità nell’uomo, frutto d’incontro fra conscio e inconscio, si scontrò con lo spirito di distruzione e di disimpegno dadaista.

Quando e dove
Questo movimento fiorì negli anni Venti e Trenta del Novecento. Il primo manifesto ufficiale fu pubblicato nel 1924, ma ci vollero alcuni anni prima che un vero movimento prendesse forma. Il gruppo surrealista si sciolse durante la seconda guerra mondiale, avendo esaurito la sua carica rivoluzionaria, ma lo spirito del surrealismo continuò a vivere. Parigi fu il centro del surrealismo fino alla seconda guerra mondiale, quando numerosi artisti europei furono costretti a emigrare negli Stati Uniti che divennero, con New York, la nuova centrale del movimento. Esso ebbe però un forte impatto in altri paesi, come Belgio e Inghilterra, e divenne il movimento più diffuso e controverso degli anni Venti e Trenta. In Inghilterra Henry Moore e Paul Nash, i maggiori artisti del tempo, attraversarono una fase surrealista.

Tecniche e ricerche surrealiste
Alcuni artisti coltivarono tecniche diverse intese come sforzo per eliminare il controllo dello stato conscio. Fra tutti i surrealisti fu Masson che per primo cercò di applicare l’automatismo all’arte, realizzando numerosi disegni totalmente spontanei. Disegni realizzati con una linea aperta e tortuosa, seguendo i percorsi di un movimento interiore, che di tanto in tanto si chiude in figure. In un secondo momento l’artista cercò di trasferire questa libertà creativa anche ai dipinti, inaugurando, nel 1927, la serie dei tableaux de sable, senza riuscire completamente nell’intento, tanto che dal 1929 non partecipò più alle iniziative surrealiste.
Altro elemento fondamentale di questo movimento furono i collages di Max Ernst che suscitarono vivo interesse da parte di tutti surrealisti. Da un accostamento casuale di singoli elementi, nacquero così immagini totalmente inedite. L’artista scoprì poi che l’automatismo in pittura corrispondeva esattamente alla tecnica del frottage. Si tratta di una tecnica che porta alla creazione di immagini appoggiando ad esempio un foglio su una superficie ruvida e sfregandoci sopra un carboncino. Emergono così trame e disegni totalmente casuali, generate proprio dalle irregolarità delle superfici.

Surrealismo e politica
All’interno del gruppo surrealista si discusse molto sull’opportunità di dare una svolta politico-sociale al movimento. Il dibattito sfociò nell’iscrizione al Partito Comunista Francese di Aragon, Breton, Eluard, Péret e Unik che sancì una presa di posizione ideologica che provocò numerose scomuniche. Molti artisti, accusati di dedicarsi con maggiore impegno alla propria opera, anziché alla causa rivoluzionaria, vennero ingiustamente allontanati da Breton. Molti artisti che non condividevano il risvolto politico del surrealismo, e che non avevano mai fatto parte del movimento, trovarono, tuttavia, stimolanti le sue idee e vennero comunque influenzati dai suoi soggetti.
Per questo il surrealismo, nonostante molte trasformazioni e cambiamenti, andò avanti, realizzando nuove fasi. Con il Secondo Manifesto del 1929 Breton, analizzando gli esiti della prima fase del movimento, individuò nella mancanza di rigore, il punto debole a cui porre rimedio. Venne attuata un’epurazione che colpì tutti coloro che non avevano dimostrato il massimo rigore. Questo richiamo ai principi portò forze nuove all’interno del movimento. Apparve ad esempio sulla scena Salvador Dalì con il film Un chien andalou, realizzato insieme a Luis Buñuel.
Nuove riviste, nuovi artisti
Nel 1930 venne pubblicata la seconda rivista del movimento Le Surréalisme au service de la Révolution. Rivista che da un lato ci si assoggettò alle necessità rivoluzionarie e dall’altro, ritornò a esplorare gli ambiti della follia e della normalità, della demenza e del cosiddetto equilibrio. In questo contesto Dalì propose la teoria della “paranoia critica”, si trattò di un metodo spontaneo di conoscenza irrazionale. Dalì espose la sua teoria in numerosi testi.
Tutta la mia ambizione sul piano pittorico consiste nel materializzare con violenta precisione le immagini dell’irrazionalità concreta e del mondo dell’immaginazione più in generale.

Questa via dell’imitazione del sogno sarà battuta non solo dal fantastico Dalì, ma anche da Magritte che ripercorse esperienze oniriche. Realizzando composizioni dove, all’interno di una realtà perfettamente credibile, uno o più elementi inusuali o contraddittori provocano un senso di spaesamento e di inquietudine. A questi artisti che operarono direttamente nell’ambito del sogno, si aggiunsero Leonora Carrington, Dorothea Tanning, Paul Delvaux, Hans Bellmer e Félix Labisse. Continuando su questa via si aprì la nozione di “oggetto surrealista”, con riferimento ai ready made di Duchamp e dei dadaisti. Ma la diversità sta nel fatto che i surrealisti iniziano a fabbricare oggetti che furono traduzioni fisiche delle immagini dei sogni, una vera materializzazione dei desideri dell’inconscio.

Nel 1933 molti surrealisti vennero espulsi dal Partito Comunista Francese, la rivista cessò le pubblicazioni e venne sostituita da Minotaure, che dedicò maggiore spazio agli artisti, pubblicando le immagini delle loro opere. Iniziò un periodo di grande espansione, in diversi paesi si formarono gruppi surrealisti che organizzarono importanti mostre come quella di Londra del 1936 o la fragorosa esposizione internazionale del surrealismo che ha luogo a Parigi alla Galerie des beaux-arts nel 1938. Ma i problemi politici, dopo un periodo di pausa, ritornarono in tutta la loro intensità. Breton incontrò Trockij in Messico, Eluard si riavvicinò al Partito Comunista. Dalì venne espulso a causa delle sue simpatie per i fascisti, poi arrivò la seconda guerra mondiale che pose fine a tutto.
L’eredità del surrealismo e i suoi perché
L’idea di fondo del movimento surrealista era principalmente una sola: quella di ristabilire il potere creativo dell’inconscio. Si mirava a rompere il predominio della ragione e del controllo rilanciando impulsi primitivi. Non a caso molti surrealisti si avvicinarono liberamente alle teorie di Freud, interessandosi all’inconscio e alla sua relazione con i sogni. Questo fu il perché di fondo, una linea guida che accompagnò sempre il movimento nelle sue trasformazioni e cambiamenti.
L’influenza del surrealismo sullo sviluppo dell’arte contemporanea ha avuto un’importanza fondamentale. Da un lato ha contribuito ad assottigliare il diaframma fra le diverse arti. Dall’altro, con la scoperta della forza creativa dell’inconscio, ha aperto la strada ad esperienze prima inimmaginabili. Offrì un approccio alternativo per la nascita di altri movimenti come il cubismo e favorì la nascita dell’arte astratta. La spontaneità automatica inoltre ha certamente stimolato l’espressionismo astratto della scuola di New York. Così come i drippings di Jackson Pollock non possono prescindere dall’esperienza surrealista. Il pittore inglese Conroy Maddox, che fu tra coloro i quali tennero vivo lo spirito del surrealismo, nel 1978 disse le seguenti parole.
Possiamo dire che nessun altro movimento ha detto di più sulla condizione umana, o ha messo ostinatamente la libertà, poetica e politica, sopra ogni altra cosa.
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René Magritte
René Magritte ritrattista
L’impero delle luci, René Magritte
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C.C.