La scuola di Barbizon

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Camille Corot, il cammino di Sevre. Vista di Parigi
Camille Corot, il cammino di Sevre. Vista di Parigi

La storia che vi racconto oggi comincia in un piccolo villaggio a sud di Parigi chiamato Barbizon, presso la foresta di Fontainebleau.
Qui tra il 1830 e il 1870 si raccolse un gruppo di artisti che si dedicò alla pittura di paesaggio, nel bel mezzo dell’ambiente naturale, alla diretta luce del sole, lontano da ogni manipolazione artificiosa dell’immagine. La loro ispirazione trae origine in parte dall’Inghilterra, in modo particolare da Constable, e in parte dai pittori olandesi del XVII secolo. Gli artisti di Barbizon promossero una pittura diretta della natura, ma a differenza degli impressionisti, all’aperto eseguivano solamente degli studi, mentre i dipinti venivano realizzati in atelier.

Sin dal 1822 l’albergo Ganne di Barbizon fu ospitale verso gli artisti che lentamente cominciarono a confluire in questo luogo. La figura centrale del gruppo fu Theodore Rousseau. Gli altri componenti furono Charles-François Daubigny, Narcisse Diaz, Jules Dupré, Charles Jacque e Constant Troyon. Camille Corot e François Millet sono spesso associati al gruppo, ma in realtà il loro lavoro possiede delle qualità poetiche e letterarie che in qualche modo li rende due figure a parte. Molti dei pittori di Barbizon dovettero lottare per riuscire ad avere successo, ma nel corso degli anni Cinquanta le loro sorti migliorarono e gli artisti più di spicco ottennero dei riconoscimenti ufficiali.

Barbizon
L’albergo Ganne di Barbizon in una foto d’epoca

Cacciatori di paesaggi

Questi pittori si disperdevano nei territori vicino a Barbizon, a caccia di vedute e paesaggi che li ispirassero. I luoghi che li hanno resi famosi sono le alture del Jean-de-Paris, le gole di Apremont, la landa di Arbonne, la spianata di Belle-Croix e il Bas-Bréau. Luoghi selvaggi, scoscesi e ricchi di boschi e foreste. Spesso però, per cogliere anche il lavoro nei campi, si spinsero verso le pianure fertili ed uniformi di Chailly e di Macherin. Finita la giornata, questi pittori si riunivano, in cerca di reciproci incoraggiamenti e consigli. Nacque così, verso il 1850, l’abitudine di ritrovarsi ogni sabato nel granaio di Théodore Rousseau. A queste riunioni venivano da Parigi personaggi appassionati d’arte, critici, letterati, per condividere idee e opinioni. Un gruppo quindi che si fece anche punto focale di un vero e proprio movimento culturale più ampio.

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Le fonti d’ispirazione

Ma per quale motivo si creò questo gruppo? La genesi e l’evoluzione dell’arte di Barbizon sono quelle del paesaggio francese del XIX secolo. Questo gruppo di artisti era ispirato da un’opposizione verso le convenzioni della tradizione classica instaurata a partire da Lorrain e Poussin. Si interessarono in particolare alla pittura di paesaggio e già questo fu un elemento di grande novità nell’arte francese. Infatti il “paesaggio ideale” francese, erede di Lorrain e di Poussin, prevaleva a quel tempo nella tradizione del paesaggio storico. Per questo motivo gli artisti di Barbizon si esercitavano a dipingere dal vero, comprendendo la necessità d’un ritorno alla natura. Questo avvento d’uno spirito anticlassico fu sostenuto dalla crescente influenza della scuola inglese.

Jean-François Millet, l’Angelus
Jean-François Millet, l’Angelus

Tuttavia il ruolo svolto dagli artisti britannici fu soprattutto quello di intermediari nei confronti della tradizione del paesaggio olandese del XVII secolo. I pittori di Barbizon infatti copiavano e acquistavano quadri del Seicento olandese. Rousseau e Millet possedevano parecchi dipinti e numerose stampe olandesi. La scuola di Barbizon però ebbe anche un altro motore d’ispirazione importante. Uno spirito che accomunava molti degli artisti che si riunirono a Barbizon. Per essi il ritiro in campagna era una fuga da una civiltà nuova che li atterriva, segnata dalla meccanizzazione dell’uomo e dal nascente gigantismo delle città. Nell’amore per la natura e per la sua rappresentazione essi ricercavano, insieme all’espressione della loro emozione, una risposta alla propria inquietudine. I pittori di Barbizon volevano di fatto essere prima ritrattisti della natura che cantori della campagna.

Barbizon
Théodore Rousseau, le querce di Apremont

Il lascito della scuola di Barbizon

C’è un elemento fondamentale introdotto dagli artisti di Barbizon che aprì la strada alla modernità. Questi pittori infatti scoprirono che giustapponendo i piccoli tratteggi di colore puro accrescevano l’intensità luminosa della propria tavolozza, schiarendola. È questo uno dei lasciti più concreti di cui beneficerà la generazione successiva degli impressionisti. Sisley, giunto a Barbizon nel 1860, vi trascinò presto Renoir, Bazille e Monet. In quella foresta, lontano dallo studio, essi ritrovarono l’aria aperta cui aspiravano e gli incoraggiamenti dei pittori che avevano aperto loro la strada. Una strada che avrebbe per sempre rivoluzionato il corso della storia dell’arte.

C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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