Hans Holbein il Giovane, il maestro del reale

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Hans Holbein il Giovane, ritratto di Enrico VIII
Hans Holbein il Giovane, ritratto di Enrico VIII, 1540

Questa è la storia di Hans Holbein il Giovane, figlio di Hans il Vecchio, membro più importante della famiglia Holbein che gran ruolo ebbe nella storia dell’arte. L’artista nacque tra il 1497 e il 1498 ad Augusta, città della Germania, situata nella parte sud-occidentale della Baviera e importantissimo centro economico e commerciale. La prima formazione gli fu data dal padre, e forse da Hans Burgkmair, pittore tedesco, col quale sarebbe entrato molto presto in contatto. Raggiunse Basilea, importantissimo centro culturale-umanistico, nel 1515 in compagnia del fratello Ambrosius.

La precocità del talento del giovane Hans ne favorì l’indipendenza e lo introdusse nelle cerchie umanistiche della città.
Nel 1516 illustrò un esemplare dell’Elogio della pazzia di Erasmo da Rotterdam, di cui diverrà intimo amico. Nei disegni realizzati da Hans, vi si trova già l’espressione di uno spirito libero, distaccato e ironico. Nel 1516 entrò in rapporto con l’alta borghesia mercantile di Basilea, di cui eseguì molti ritratti. Nel 1517 partecipò col padre alla decorazione della facciata di casa Hertenstein a Lucerna. La facciata, distrutta nel 1824, era concepita nello stile del Rinascimento italiano, elemento che confermerebbe la tesi di un viaggio di Hans il Giovane in Italia.

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Membro nel 1519 della gilda Zum Himmel di Basilea, portò avanti la bottega del fratello, morto nello stesso anno, e sposò Elsbeth Schmidt. Cominciò allora un periodo d’intensa produzione fino alla sua partenza per l’Inghilterra nel 1526. In questo periodo si collocano praticamente tutte le opere religiose giunte fino a noi. Tra queste ci sono anche molte decorazioni murali, oggi purtroppo tutte perdute, ma che ci danno un’idea precisa della fama di cui godette il giovane Holbein.

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La sua arte si articolò tra il potente espressionismo tedesco, ereditato dal tardogotico attraverso Grünewald, il cui influsso è notevole nello straordinario Cristo morto, e l’”obiettività” degli artisti del Rinascimento italiano, con il loro mix di sacro e profano. In particolare l’influsso di Leonardo è chiaro in molte opere di Holbein. È infatti probabile che Hans effettuò tra il 1523 e il 1526 un viaggio in Francia, dove poté vedere opere tarde del maestro fiorentino.
Durante questi anni incise la sua celebre Danza macabra, la cui prima edizione, con 41 incisioni, venne stampata a Lione nel 1538 dai fratelli Trechstel. Da allora godette di grande popolarità, come dimostrano le molte ristampe.

Hans Holbein il Giovane
Hans Holbein il Giovane, Cristo morto, 1521

Nel 1526, probabilmente su consiglio di Erasmo, che lo raccomandò a Tommaso Moro, umanista, scrittore e politico inglese, Hans fuggì la Riforma luterana e la sua iconoclastia, esiliandosi per due anni a Londra, dove la sua fama di ritrattista crebbe rapidamente. Qui il pittore raggiunse anche un certo benessere economico.
Tornato a Basilea, probabilmente per evitare di perdere i diritti di cittadinanza, Hans si limitò al ritratto e alla decorazione di facciate. Questo perché un decreto del consiglio della città aveva vietato nel 1529 ogni pittura religiosa. L’artista dovette quindi tornare in Inghilterra nel 1532.

Nell’intervallo intraprese probabilmente un viaggio in Italia settentrionale ed eseguì la decorazione della casa Zum Kaiserstuhl, di cui ci restano solo i disegni preparatori, nonché un importante dipinto, la Famiglia dell’artista. In quest’opera, in cui il realismo si tinge di calore umano, mostra fino a che punto sia stato assimilato l’esempio fiammingo. L’emozione intima si sublima in qualche modo nel classicismo tranquillo della composizione, e il soggetto domestico acquista la potenza di un simbolo. La moglie dell’artista e tutta la sua famiglia rimasero a Basilea. Li rivide poi solo una volta ancora nel 1538, durante una breve visita in città, perché infatti Hans rimase a Londra per il resto della sua vita.

Hans Holbein il Giovane
Hans Holbein il Giovane, la famiglia dell’artista, 1528

Quando tornò a Londra nel 1532, Tommaso Moro aveva ormai perduto il favore del re. Il rifiuto di Moro ad accettare l’Atto di Supremazia del re sulla Chiesa in Inghilterra e di disconoscere il primato del Papa, mise fine alla sua carriera politica e lo condusse alla pena capitale, con l’accusa di tradimento. Così Hans trovò nuovi protettori presso i rappresentanti londinesi della lega anseatica, per i quali realizzò un considerevole numero di ritratti. Per questi uomini le opere religiose non avevano molto interesse. Loro preferivano farsi rappresentare con i simboli del proprio potere economico, commerciale e culturale. I suoi nuovi protettori gli commissionarono anche opere decorative. Un Arco di trionfo in occasione dell’incoronazione di Anna Bolena, seconda moglie di Enrico VIII, il Trionfo della Ricchezza e il Trionfo della Povertà.

Hans Holbein il Giovane
Hans Holbein il Giovane, ritratto di Thomas Cromwell, 1533

Sin dal 1533 una parte importante della sua attività venne riservata agli incarichi di Enrico VIII, al servizio del quale entrò nel 1536, per intervento di Thomas Cromwell, politico, primo ministro del sovrano dal 1532 al 1540, di cui eseguì anche un ritratto. La sua attività sarà da allora molto disparata, poiché oltre ad opere decorative e a una dozzina di miniature, Holbein realizzò numerosi studi per pezzi di gioielleria e una serie di ritratti. Tra questi ricordiamo Robert Cheseman, gli Ambasciatori, Cristina di Danimarca, che doveva essere la quarta moglie di Enrico VIII. E Anne de Clèves che invece lo diventò, accrescendo il numero delle mogli del sovrano, destinato ancora a salire.

Riuscì così ad entrare nelle grazie del re Enrico VIII diventandone il ritrattista ufficiale. Di lui il sovrano si servì anche per avere le immagini dipinte delle sue numerose mogli, prima di sposarle. Una sorta di istantanea che lo avrebbe guidato nella scelta. Hans divenne così importante per il re da questo punto di vista che fu mandato diverse volte in missione per ritratte le future spose. Ma Holbein fece molto di più. Fu l’artefice dell’immagine, dell’archetipo di potere di Enrico VIII, creando un’icona che in seguito influenzò molto i ritratti di sovrani.

Hans Holbein il Giovane
Hans Holbein il Giovane, ritratto di Anne de Clèves, 1539

Molte opere ci sono note solo in base ai disegni preparatori che si trovano nelle collezioni reali del castello di Windsor. I dipinti furono sempre condotti con incomparabile maestria e, se la composizione dei ritratti a mezzo busto s’ispira a prototipi come la Gioconda, nella ricchezza e nella solennità dei ritratti in piedi si può scorgere una parentela con Gossaert o Metsys. Ma anche con la cultura del manierismo, conosciuta forse tramite i pittori italiani al servizio di Enrico VIII. Inoltre, Hans conobbe certamente le opere della scuola di Fontainebleau e i disegni di Clouet.

Hans Holbein il Giovane
Hans Holbein il Giovane, disegni per un pendant, 1533-36

Nel 1538, inviato in missione in Borgogna, fece una deviazione verso Lione e Basilea, dove il consiglio della città gli offrì vantaggiosissime condizioni di lavoro, ma egli non accettò. Ultima sua opera nota è il disegno di un pendolo destinato a Enrico VIII, ma realizzò anche molti altri disegni per la casa reale. Dai più importanti elementi architettonici ai bottoni, ma non sono giunti fino a noi oggetti basati su questi disegni.
A causa della perdita della maggior parte delle sue opere monumentali, Hans Holbein il Giovane appare soprattutto un ritrattista, uno dei massimi di tutti i tempi. Aperto a tutte le influenze, da Grünewald a Leonardo, da Metsys alla scuola di Fontainebleau e ai pittori inglesi del tempo. Diede vita così a un linguaggio originale che ci appare come una sintesi internazionale senza pari della pittura dell’inizio del XVI secolo.

Hans Holbein il Giovane
Hans Holbein il Giovane, ritratto di Lady Mary Guildford, 1527

La sua arte si basò sulla soluzione di due problemi, che avevano impegnato anche il padre: il disegno, portatore dell’esattezza espressiva, e la composizione, costruita in base a uno studio estremamente attento della prospettiva. In essa le strutture dello spazio variano costantemente per giungere negli ultimi ritratti a una sorta di equilibrio tra realismo e astrazione, tra la tradizione gotica e la rinascenza umanistica.

Infatti, l’incontro con Erasmo e Tommaso Moro, impregnò l’arte di Hans delle idee umanistiche. Lo vediamo nel dubbio razionalistico dei suoi dipinti religiosi, e nella ricerca inquieta e costante, dietro l’apparenza del ritratto, di un significato profondo dell’essere. Con l’altezza della sua personalità Hans dominò la prima metà del XVI secolo in Germania, in Svizzera e in Inghilterra. Nonostante ciò, l’arrivo alla corte di Enrico VIII, nel 1540, di numerosi artisti fiamminghi offuscherà il suo influsso sulle generazioni successive. Nel 1543, la grande peste che devastò Londra, non risparmiò nemmeno il grande maestro. Hans morì così nel pieno della sua maturità e della sua fama.

Continua l’esplorazione …

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C.C.

Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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